Ue, Renzi non invitato al vertice Merkel-Hollande-Juncker
Per quanto possano contare le smentite ufficiali di Berlino e Parigi, è innegabile che il mancato invito di Matteo Renzi all’European Rountable of Industrialists (Ert) di mercoledì prossimo in cui si incontreranno Angela Merkel, François Hollande e Jean-Claude Juncker, suona come uno strappo. Dal punto di vista formale, probabilmente, la polemica che sta montando sull’assenza dell’Italia (politica) al tavolo delle maggiori aziende europee è quantomeno esagerata. Però, il clima politico resta. Lo strappo di Bratislava del premier Renzi sta producendo degli strascichi velenosi nelle relazioni tra l’Italia e le altre due potenze europee. Soprattutto se si pensa che al forum di Berlino ci sarà anche il Presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, fino a qualche giorno fa stretto alleato di Renzi a Bruxelles. E’ stata proprio la pubblicazione settimanale dell’agenda del leader lussemburghese a far emergere l’assenza del premier italiano al summit di mercoledì prossimo: “incontro con la Cancelliera Merkel, il Presidente Hollande e i leader dell’Ert” si legge sul sito della Commissione. A dimostrazione di come, per quanto tecnico, il forum assumerà anche una forte connotazione politica.
L’ira di Renzi: Germania e Francia vogliono vivacchiare
I retroscena pubblicati stamani sui giornali, quindi, parlano di un Renzi piuttosto irritato dal mancato invito. Soprattutto se si pensa al summit di Ventotene del 22 agosto scorso che era servito per rilanciare il progetto di un nuovo “direttorio” europeo in cui l’Italia avrebbe preso il posto della Gran Bretagna dopo il referendum sulla Brexit di giugno. “E’ una rottura profonda – si legge nel quotidiano retroscena da Palazzo Chigi del Corriere della Sera –. E non so quando e come sarà sanabile”. “Io voglio l’Europa sociale – continua Renzi –, se Germania e Francia vogliono vivacchiare io non li posso seguire” è il punto centrale riportato anche dalla Stampa. Proprio ieri, prima della doccia fredda sull’incontro di mercoledì prossimo a Berlino, Renzi ha rilasciato un’intervista al quotidiano americano Washington Post a cui ha affidato alcune importanti considerazioni sullo stato dell’Unione Europea: “se noi non cambiamo l’Europa, l’unità dell’Unione Europea sarà molto più a rischio di quanto non sia adesso”. E alla domanda se l’Italia prenderà il posto della Gran Bretagna all’interno dell’Unione, il premier italiano ha risposto con una frecciata nemmeno troppo velata ad Angela Merkel: “il problema è se la Germania lo accetterà. Io ho molto rispetto per Angela Merkel e François Hollande, ma non dobbiamo perdere l’occasione. Carpe diem”. Il portavoce della Cancelliera Merkel, Steffen Seibert, ieri ha comunque parlato di un summit ordinario (si tiene annualmente) con l’obiettivo di promuovere “l’innovazione e la competitività in Europa” intensificando “la digitalizzazione dell’economia”. Insomma, nessuna discriminazione nei confronti del premier italiano.
Le trattative tra Palazzo Chigi e Bruxelles sulla manovra
Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan adesso però si sono buttati anima e corpo sulla legge di stabilità 2017. Il Consiglio dei Ministri di lunedì infatti, oltre a decidere la data del referendum costituzionale, sarà chiamato ad approvare la Nota di aggiornamento del Def 2016 e le stime di crescita saranno riviste al ribasso dopo le previsioni di aprile, secondo cui l’Italia quest’anno avrebbe registrato un +1,2% del Pil. Al Tg 1 ieri Padoan si è definito “ottimista” per una crescita vicina all’1% mentre secondo Confindustria e Ocse, l’Italia non supererà lo 0,8%. Decimali, vero, ma che costringeranno il governo a ridimensionare i propri piani rispetto alla manovra di autunno. Infatti, con una crescita oscillante tra lo 0,8 e lo 0,9% il rapporto deficit/Pil salirà al 2,5% (comunque lontano dal 3% previsto dalle regole europee). L’Europa su questo punto cercherà di fare muro proprio perché l’Italia quest’anno avrebbe dovuto mantenersi entro il 2,3%. Comunque lo spazio di manovra c’è ed è di circa 10 miliardi. Così, la trattativa tra Palazzo Chigi e Bruxelles sta andando avanti spedita e secondo la Stampa sarebbe in dirittura d’arrivo. Poi c’è la questione immigrazione e terremoto che Renzi vorrebbe scomputare dalle strette regole europee. E ieri lo ha ripetuto in un post su facebook a un mese dal sisma che ha colpito Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto: “L’Europa che vogliamo e che abbiamo contribuito a costruire non può essere l’ostacolo alla sicurezza dei nostri figli. Prima viene la stabilità delle scuole, poi viene la stabilità delle burocrazie”.
@salvini_giacomo