Libereso Guglielmi è morto, fu il giardiniere di Italo Calvino
Libereso Guglielmi è morto, fu il giardiniere di Calvino.
Ambientalista, vegetariano, disegnatore, stupiva per la straordinaria semplicità dei suoi racconti.
Nella serata di ieri, venerdì 23 settembre 2016, si è spento all’età di 91 anni Libereso Guglielmi, botanico di fama internazionale, noto in Italia soprattutto come “il giardiniere di Calvino”.
Infatti Libereso Guglielmi, che era nato a Bordighera (Imperia) il 20 aprile 1925, fu scoperto allo scoppiare della Seconda Guerra Mondiale dal professor Mario Calvino, botanico e docente di scienze agrarie, che volle Libereso e suo fratello nella sua stazione sperimentale di floricoltura di Sanremo. Frequentando casa Calvino, Libereso conobbe Italo, di appena due anni più grande di lui, divenendone amico; vissero assieme per dieci anni.
Così Italo Calvino descriveva il giovane Libereso
Nel racconto Un bel giorno, Adamo, Italo Calvino lo descrive in quegli anni, come un quindicenne “coi capelli lunghi, e una crocetta di stoffa in testa per tenerli fermi”, “era un ragazzo già grande, eppure portava ancora i calzoni corti”. Aveva “grosse mani marrone, con le palme rivestite da uno strato giallo calloso”, che gli permettevano di accarezzare i rospi senza creargli fastidio né irritazione, attirandosi così la curiosità della giovane Maria-nunziata, sbalordita anche per il fatto che Libereso non mangiasse carne. “Mio padre non vuole che si mangi la carne degli animali morti”, si giustificava, un po’ ingenuamente, il giovane Libereso nel racconto di Calvino. Ma anche tanti altri dettagli, decisamente eccentrici per l’epoca, non passavano inosservati, ad esempio “quei capelli lunghi che sembrava una ragazza”…
“Mio padre ha i capelli lunghi fin sulle spalle e la barba fino al petto. E porta i calzoni corti, estate e inverno. E io faccio dei disegni per la vetrinetta della FAI”, gli mise in bocca Calvino, sempre in quel racconto. Inizialmente per imitare il padre, che già dal nome – “libertà” in esperanto – con il quale aveva anarchicamente battezzato il figlio, poi per abitudine e anche convinzione, Libereso Guglielmi ha mantenuto tutte queste caratteristiche per tutta la sua vita.
Libereso Guglielmi, una vita per la terra
Essa comprende una brillante carriera che lo portò nel Regno Unito, dove fu capo giardiniere del giardino botanico Myddelton House e ricercatore dell’Università di Londra, e poi nuovamente in Italia, incaricato dal Credito Italiano per rinnovare il Parco di Villa Gernetto a Lesmo, esteso ben 40 ettari. Oltre a tale prestigioso incarico, nel suo curriculum si annoverano molti viaggi internazionali e pubblicazioni sia specialistiche su riviste botaniche a livello accademico, sia divulgative e accessibili al grande pubblico, ad esempio alcuni ricettari vegetariani.
Sino alla fine, Libereso Guglielmi si manteneva quello spirito libero narrato da Italo Calvino. “Nessuna pianta è velenosa, basta saperla cucinare”, affermava Libereso, che scherzava sulla sua vegliarda età raggiunta grazie (o nonostante) il suo “mangiare il giardino”, in particolare le amate erbe spontanee che crescono, o almeno crescevano, in Liguria, magari oggi messe in ombra da file di palme non autoctone. Una terra su cui si è costruito troppo e che ancora continua ad essere minacciata dalla speculazione edilizia: porticcioli turistici, villaggi vacanze, lunghe colate di cemento; in fondo, il vil denaro. Libereso – paragonato da Calvino ad Adamo nel suo Eden – su questo tema si scaldava, e si rivolgeva in primo luogo ai più giovani, incantando molte classi scolastiche da lui visitate. “Bisogna insegnare loro il mondo delle piante, noi lo stiamo rovinando col mito del denaro”.
Certo, non era più il giovinetto che faceva disegni per la Federazione Anarchica Italiana, ma continuava ad usare carta e pennarello, con un’ironica vena artistica apprezzata molto anche dai bambini. E amava discorrere con essi, che ascoltavano le sue semplici – ma straordinarie – storie, per ore. Proclamando l’anarchia anche per le piante.
Libereso, con quei suoi capelli lunghi e la barba che cresceva folta, canuta, sul suo volto, non aveva la fretta del mondo di oggi; era un uomo senza tempo, o meglio, il suo tempo era scandito dal ciclo delle stagioni, dalla terra. La quale, ieri, lo ha chiamato a sé, naturalmente, dopo aver atteso con pazienza, quasi per ricambiare quella premura che Libereso a lei dedicava. Già Calvino annotava: “Il giardiniere doveva essere un bel mestiere perché si potevano fare tutte le cose con calma”.