Referendum Svizzera: ma quale vittoria degli anti-frontalieri
Referendum Svizzera: ma quale vittoria degli anti-frontalieri
Con il 58% dei consensi in Canton Ticino passa il referendum, denominato “Prima i nostri”, sponsorizzato dai nazionalisti dell’Udc oltre che dalla Lega dei Ticinesi. Sfiorano il 40% i contrari alla proposta di assegnare i posti di lavoro dando la precedenza ai residenti (a parità di qualifica professionale). D’altra parte, la vittoria degli anti-frontalieri è più simbolica che altro. Infatti, le leggi sul mercato del lavoro rimangono prerogativa del governo centrale di Berna: “Prima i nostri” dovrà superare il vaglio della legge federale, in ogni caso, difficilmente potrà essere applicata poiché in palese contrasto con gli accordi internazionali della Confederazione Elvetica.
Referendum Svizzera: ma quale vittoria degli anti-frontalieri
Provenienti, in particolare, dalle Province di Varese e Como, sono 60-70mila i nostri connazionali che ogni giorno si recano a lavorare nel Cantone. I promotori del referendum hanno sempre parlato di “stranieri” ma avendo bene in mente gli italiani, accusati di accettare salari più bassi rispetto agli svizzeri obbligandoli, così, a giocare “al ribasso” (con un costo della vita nettamente più alto rispetto a quello italiano). In realtà, la disoccupazione in Canton Ticino si attesta intorno al 3% circa. Nessun allarme sociale, insomma, gli italiani non stanno rubando il lavoro ai ticinesi.
La realtà, nonostante le reazioni al voto e in Italia e a Bruxelles, l’ha spiegata bene Marco Dal Panta, ambasciatore italiano in Svizzera, in un intervento su AffarInternazionali.it: a parte i circa 600mila italiani che vivono sul territorio di Berna e il lungo confine condiviso, accesso fondamentale al mercato unico (a maggior ragione grazie alla nuova galleria del San Gottardo), con un interscambio di 30 miliardi, la Svizzera conta per noi quasi quanto la Cina.