Cile: professori e studenti contestano la riforma dell’istruzione

Pubblicato il 9 Giugno 2014 alle 14:30 Autore: Giacomo Morabito

Ancora scioperi in Cile. Jaime Gajardo, presidente del Colegio de Profesores del Cile, ha annunciato che è stato definito uno sciopero nazionale il prossimo 25 giugno per contestare la riforma dell’istruzione promossa dal Presidente Michelle Bachelet.

“Riteniamo che sia un progetto insufficiente e, sebbene sia ben orientato verso i suoi obiettivi, nella forma, nell’attuazione non garantisce la fine del profitto, il cofinanziamento e la selezione”, così ha dichiarato Gajardo. Secondo lo stesso sindacalista, il lasso di tempo da 10 a 12 anni per sradicare il cofinanziamento è troppo lungo, e si corre il rischio di far perdere all’istruzione pubblica ancora più studenti in favore delle scuole sovvenzionate che diventeranno fondazioni senza scopo di lucro.

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“Siamo consapevoli che è possibile realizzare una linea d’azione basata sul dialogo e sul negoziato, ma è essenziale la mobilitazione per sostenere i cambiamenti e gli incidenti che ci sono in questo processo”, ha aggiunto Gajardo. L’obiettivo degli insegnanti è rafforzare le misure che garantiscano la fine del lucro nelle scuole, migliorando il finanziamento e la qualità dell’istruzione pubblica.

Durante le manifestazioni i professori si affiancheranno agli studenti, che da anni contestano il sistema dell’istruzione del Paese. Nel 2011, dopo non aver accettato la proposta del governo cileno per raggiungere un accordo sulla riorganizzazione dell’istruzione, i movimenti studenteschi realizzarono un imponente sciopero nazionale ma ci furono numerosi arresti a seguito degli incidenti.

Successivamente, fu organizzato il cacerolazo, ovvero una forma di protesta rumorosa collettiva, attuata con pentole e padelle, ma alla fine il governo non affrontò le richieste dei movimenti studenteschi. L’allora Presidente Sebastián Piñera, infatti, mantenne il concetto di educazione intesa come “bene di consumo” e del “profitto come compenso per il lavoro duro (nel settore educativo)”.

Tuttavia, oggi il Presidente Bachelet e il ministro dell’Educazione Nicolás Eyzaguirre non possono più permettersi di ignorare le esigenze della popolazione.