Referendum Ungheria: solo un voto sulle quote rifugiati?
Domenica 2 ottobre, gli aventi diritto ungheresi sono chiamati alle urne per rispondere al quesito: “vuoi che l’Ue sia in grado di dare mandato al reinsediamento di cittadini non ungheresi in Ungheria anche senza l’approvazione dell’Assemblea Nazionale?”. Da tempo la Commissione Europea ha intenzione di introdurre una forma di distribuzione permanente dei rifugiati (che attualmente hanno l’obbligo di chiedere asilo nel primo paese sicuro che raggiungono). Il sistema delle quote servirebbe a diminuire la pressione sugli stati maggiormente colpiti dall’emergenza migratoria, come Italia e Grecia. Tuttavia, alcuni paesi dell’Europa orientale, Slovacchia e Ungheria in primis, si sono sempre dichiarati contrari ad accettare lo schema di trasferimento proporzionale: per questo motivo, a Bruxelles, si sta vagliando persino la possibilità di sanzionare i membri riluttanti all’iniziativa con 250mila euro di multa per ogni rifugiato rifiutato.
Referendum Ungheria: solo un voto sulle quote rifugiati?
Nel 2015, l’Ungheria ha ricevuto circa 175mila richieste di asilo, la più alta percentuale (su 100mila abitanti) dell’intera Unione. D’altra parte, solo poco più di 3400 domande sono state accettate, il 15%, una delle percentuali più basse d’Europa. A parte questo aspetto, il sistema delle quote porterebbe alla ricollocazione di 54mila rifugiati dall’Ungheria agli altri membri. Perché l’Ungheria si dovrebbe opporre? Secondo un recente sondaggio condotto dal Pew Research Center, il 76% degli ungheresi pensa che accogliere più rifugiati aumenterebbe il rischio di attentati terroristici mentre l’82% ritiene che in pericolo ci sarebbero i propri posti di lavoro e le prestazioni sociali, il welfare.
Forse non è un caso che a cavalcare le istanze del “No” ci sia, oltre alla formazione di estrema destra Jobbik (all’opposizione), la coalizione di governo Fidesz-KDNP (si potrebbe definire centro-destra): politicamente il gioco sembra molto conveniente. Facciamo un passo indietro. A sostenere il “sì” – perché sarebbe un “Sì all’Europa” – solo il Partito Liberale Ungherese che, dal canto suo, non conta neanche un deputato all’Assemblea Nazionale. Campagna per l’astensione – perché posto così il quesito “non ha senso” e il voto non fa altro che accrescere la “tensione” – da parte dell’opposizione di sinistra e centro-sinistra, rappresentate da Partito Socialista e Coalizione Democratica. Propongono l’invalidamento della scheda il fronte delle ONG (22 associazioni umanitarie) e il “satirico” Partito del Cane a due code.
In pratica, se verrà raggiunto il quorum (50%), come molto probabilmente accadrà, vincerà il “No”. Detto ciò, fino a che punto possa servire questo risultato non è ben chiaro, visto che l’Ue ha già il potere di imporre delle politiche come il “sistema delle quote”. Insomma, questo referendum potrebbe avere un impatto davvero minimo sulle decisioni di Bruxelles, almeno a livello giuridico, che poi l’Ue si muova con i piedi di piombo rispetto alla questione, diplomaticamente parlando, è un altro discorso.
Ma allora perché il governo ungherese ha speso ben 12 milioni di euro per sostenere il “No”?
1)Sicuramente per indebolire ancora di più la già fragile opposizione interna ma anche per un altro motivo.
2) Orbàn, ormai è chiaro, vuole assumere un “ruolo” nell’Ue, quello di leader politico regionale, di guida dei paesi orientali. Ufficialmente o ufficiosamente, non importa: dall’Ungheria si vuole far ripartire il progetto di un’Europa delle sovranità nazionali, della famiglia e dell’identità cristiana da contrapporre a quello dell’Europa federalista e, per dirla in breve, dei “diritti umani”.
Da precisare che, almeno guardando ai sondaggi, sta andando tutto per il verso giusto al Presidente ungherese: secondo l’indagine condotta da Nezopont Intezet il 68% degli ungheresi è soddisfatto della gestione delle frontiere, anche il 51% di coloro che votano per l’opposizione si dichiara soddisfatto. Secondo un altro sondaggio, commissionato dalla testata magiara Vasarnapi Hirek, i sentimenti negativi nei confronti degli immigrati sono fortemente in rialzo rispetto allo scorso settembre: solo il 44% degli ungheresi pensa che i migranti debbano essere trattati con più umanità (percentuale al 52% un anno fa), il 63% pensa che non sia un proprio dovere aiutare i rifugiati (il 64% l’anno scorso pensava fosse un dovere aiutarli).