Francia: Sarkozy e le rivelazioni choc dell’ex consigliere
Parigi – “La commedia del potere è diventata oggi sintomo della tragedia francese”. Patrick Buisson è l’uomo del momento in Francia, finito sotto i riflettori per la pubblicazione del libro (a metà tra saggio e chronique) “La Causa del Popolo – Storia proibita della presidenza Sarkozy”, che ripercorre il quinquennio (e non solo) dell’attuale leader dei Repubblicani transalpini al vertice della Repubblica. Consigliere dell’ex inquilino dell’Eliseo tra il 2005 e il 2012, condannato nel 2014 a 20 mila euro di risarcimento nei confronti di Nicolas Sarkozy e la moglie Carla Bruni per aver registrato conversazioni private a loro insaputa, Buisson rischia di minare ulteriormente la strada che porta Sarkozy all’appuntamento con le Primarie della Destra, il 20 e 27 novembre prossimi.
“Un libro esplosivo” l’ha infatti definito il settimanale L’Express, che ne ha anticipato alcuni estratti in esclusiva. Tra considerazioni personali proferite da Sarko sui compagni di partito (Jacques Chirac apostrofato come “Il presidente più odioso della V° Repubblica, mai visto un uomo più corrotto”, il suo ex Primo Ministro François Fillon liquidato con un “Pover’uomo”), spicca un aneddoto non di poco conto: il comportamento del Sarkozy Ministro dell’Interno nel marzo 2006, all’epoca delle proteste giovanili contro la Legge sui cosiddetti CPE (Contratti di Primo Impiego).
Francia: Sarkozy e le rivelazioni choc dell’ex consigliere
Secondo la testimonianza di Buisson, Sarkozy avrebbe deliberatamente lasciato i casseurs (i manifestanti più facinorosi) scatenare la guerriglia urbana presso la Rive Gauche della Capitale francese, nella zona di Invalides. “Prendemmo la decisione di lasciare le bande di black e beurs (i giovani neri e arabi, ndr), informando i fotografi di Paris Match (…) Tremammo all’idea che potessero esserci feriti gravi, ma in fondo valeva la pena di alimentare il sarcasmo dei media per mezza giornata”, è il racconto di Buisson, che lascia intendere come l’ordine di “non intervento” delle forze dell’ordine sugli agitatori di piazza facesse parte di una precisa strategia di indebolimento dell’allora Primo Ministro Dominique De Villepin, arci-rivale di Sarkozy nel partito UMP e in seguito nell’ambito del processo “Clearstream 2”. Una simile ricostruzione della dinamica di quel 23 marzo è stata definita “Plausibile” da un un ex capo della polizia (rimasto anonimo), intervistato dalla radio pubblica France Inter.
Quella fase storica fu effettivamente cruciale per l’ascesa di Sarkozy in vista delle successive Elezioni del 2007: la sua popolarità come leader della destra post-chiraquiana (con il vecchio Presidente menomato da un’ischemia e De Villepin inviso alla piazza) era infatti ai massimi, grazie anche al pugno duro dimostrato di fronte alle violenze delle banlieues nel corso dell’anno precedente.
L’aura di “Uomo d’ordine e sicurezza”, secondo Buisson, resta tuttavia un’enorme imposture. La sua vecchia Eminenza Grigia lo delinea infatti come uomo politico senza convinzioni né senso dello Stato (“Nel sistema Sarkozy, dire qualcosa non equivale a fare ma a far credere”), emblema insieme a François Hollande della “Presidenza-selfie”: “L’Impopolarità che colpisce oggi entrambi è la nostalgia dei francesi per i vecchi uomini di Stato”, ha affermato lo stesso Buisson al telegiornale dell’emittente pubblica France 2, “Aveva ragione François Mitterand quando diceva che sarebbe stato l’ultimo dei grandi Presidenti”. Il primo Capo dello Stato socialista è stato quindi l’ultimo (degno) “Monarca repubblicano”, anche agli occhi di un “insospettabile” pensatore di estrema destra.
Cattolico ultra-conservatore, Patrick Buisson non si riconosce nella destra tradizionale (“Non andrò a votare alle Primarie dei Repubblicani”) né nel Front National di Marine Le Pen, alla quale rimprovera di non porre sufficientemente l’accento sulla questione identitaria e della difesa della “Civiltà francese”. Eppure, al di là dei suoi trascorsi da giornalista della rivista nazionalista Minute, Buisson non ha mai nascosto il suo sostegno a Jean-Marie Le Pen negli anni ‘80, accanto al quale è stato spesso immortalato in occasione di diversi meeting frontisti.
Il connubio con Sarkozy sarà tuttavia la chiave del successo di quest’ultimo nella corsa alla Presidenza della Repubblica nel 2007, così come del contemporaneo flop di Le Pen padre (appena il 10,44% ottenuto al primo turno, dopo il boom del ballottaggio con Chirac nel 2002), che si vide prosciugare il capitale elettorale dal carismatico avvocato di Neully. Tolleranza zero con la racaille delle periferie, virata a destra in campagna elettorale, creazione del Ministero dell’Identità Nazionale, fino allo slogan inequivocabile “La France Forte” del 2012: le scelte politiche del Presidente avevano un ideologo ben preciso. Buisson sostiene, peraltro, che tra il primo e il secondo turno delle Presidenziali 2007 rappresentò un potenziale emissario per un “appeasement” tra UMP e Front National – con il quale sussistevano “Valori condivisi”.
Nonostante l’affaire delle registrazioni clandestine e la conseguente rottura tra i due (“Raramente ho subito tradimenti del genere”, ebbe a dichiarare l’ex Presidente nel 2014), Sarkozy non ha rinunciato a impostare le proprie campagne elettorali “a destra tutta”, come suggerisce la recente (chiacchieratissima) boutade sui “Galli antenati del popolo francese”. Orfano – tradito – dal suo Richelieu, tra guai giudiziari (il processo sui sondaggi per l’Eliseo del 2012) e nuove rivelazioni sui presunti finanziamenti libici per la campagna elettorale 2007, il suo rivale per le Primarie Alain Juppé è decisamente l’ultimo dei grattacapi.