Pd e Berlinguer: dopo l’eclatante risultato elettorale del Pd alle ultime elezioni europee ed i risultati dei ballottaggi c’è chi delinea una netta linea di demarcazione tra ‘vecchio’ e ‘nuovo’ Pd. E mentre Orfini parla di radici, elemento sui cui innestare la spinta di cambiamento di Renzi, la vecchia guardia (anche in senso anagrafico) del Pd ricorda Berlinguer.
Ecco l’intervento di Vannino Chiti: “Trent’anni fa moriva Enrico Berlinguer, un uomo che ha segnato la nostra giovinezza, scelte fondamentali compiute nella vita. Il suo riferimento e il suo esempio non sono però venuti meno neanche in giovani che non lo hanno conosciuto: la forza di ideali, la coerenza nelle scelte anche difficili, la sobrietà e il rigore, il rispetto per le persone, anche verso gli avversari, sottolineano la bellezza e la dignità di una politica non ridotta a mediocri tatticismi o a una gara di opportunismi”. “Se la sua concezione della politica come un ‘servizio’ alla collettività -spiega il presidente della commissione Politiche Ue del Senato – non fosse stata troppo spesso archiviata, anche a sinistra, come vecchia e inattuale, avremmo assistito a minori compromissioni con gli affari, insopportabili spregiudicatezze e dissociazioni tra il ‘dire’ e il ‘fare’. Per questo, oggi, il modo migliore per ricordarlo è recuperare il senso e la concretezza di una politica alta, fondata su valori, trasparenza, legalità, impegno rigoroso”.
Sempre per ricordare la figura del segretario comunista Berlinguer interviene l’esponente democratico campano Antonio Bassolino. Enrico Berlinguer “è un grande patrimonio della sinistra ma soprattutto della democrazia italiana. A trent’anni dalla sua morte l’emozione, la stima, l’affetto sono ancora grandi e non sempre questi sentimenti si tengono insieme. I suoi funerali plasticamente offrirono l’immagine di ciò: tanta gente arrivata a Roma con ogni mezzo per l’ultimo saluto”.