C’è anche il racconto del rapporto complicato con l’allora premier italiano, Silvio Berlusconi, in Hard Choices, il libro di memorie dell’ex-segretario di stato di Barack Obama, Hillary Clinton. Pubblicata ieri negli Stati Uniti, l’autobiografia con cui la moglie dell’ex presidente americano, Bill Clinton, comincia con molta probabilità a preparare il terreno per una sua possibile candidatura alla Casa Bianca, ripercorre i quattro anni durante i quali la Clinton ha ricoperto il ruolo di segretario di stato nella prima presidenza Obama, dal 2008 al 2012. 635 pagine e diversi capitoli dedicati all’Italia e ai rapporti diplomatici con il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. “Un rapporto molto interessante” quello con Berlusconi, ha commentato con un sorriso l‘ex first lady ieri durante la presentazione del volume.
Relazioni diplomatiche molto particolari, un racconto dell’ex premier visto dagli Stati Uniti. Infuriato per i cablogrammi (divenuti pubblici nel 2010, con lo scandalo WikiLeaks) con cui l’ambasciata americana in Italia riferisce al segretario di Stato del suo comportamento, che raccontano di un Berlusconi ossessionato dalle donne – “Girls, Girls, Girls” il titolo di una missiva su l’ex premier che la vice ambasciatrice a Roma Elizabeth Dibble aveva inviato proprio alla Clinton. “Perché dite cose simili sul mio conto? L’America non ha un amico migliore di me” lamenta Berlusconi alla Clinton. “Berlusconi era abituato alla cattiva pubblicità, come attestano file stracolmi di scandalosi articoli di giornali. Ma il modo in cui era considerato dai suoi pari, e dagli Stati Uniti in particolare, aveva grande importanza per lui. E ciò era imbarazzante – scrive la Clinton nel suo libro – Mi scusai, ancora. Nessuno più di me avrebbe voluto che quelle parole fossero rimaste segrete. Comprensibilmente, ciò non bastò a calmarlo. Mi chiese di andare insieme a lui in tv, per offrire una forte dichiarazione sull’importanza delle relazioni Usa-Italia, cosa che io feci”.
Un ritratto dell’ex premier, quello fatto da Hillary Clinton, che si lega indissolubilmente alle vicende di quel periodo: la crisi economica mondiale, i rapporti Ue-Usa, il conflitto fra le diverse politiche monetarie e, sullo sfondo, l’intervento militare in Libia e le manie di protagonismo di Berlusconi e dell’allora presidente francese Nicolas Sarkozy alla guida dell’operazione contro il regime di Gheddafi. “Berlusconi, altrettanto determinato e desideroso di stare sotto i riflettori, era risentito. C’è una convinzione informale che le vecchie potenze coloniali debbano prendere la guida nell’affrontare le crisi all’interno dei loro ex domini – riporta la clinton nel suo libro – Nel caso della Libia, Berlusconi riteneva che l’Italia dovesse stare in testa, non la Francia. Inoltre, a causa della sua posizione strategica nel Mediterraneo, l’Italia offriva la rampa di lancio naturale per la maggior parte delle sortite aeree”. “Ora Berlusconi si sentiva oscurato da Sarkozy – continua la Clinton – e minacciò di abbandonare la coalizione e chiudere l’accesso alle basi del suo Paese. A parte l’ego ferito, Berlusconi e gli altri avevano buoni motivi per essere preoccupati” conclude.
Carmela Adinolfi