A Padova si rischia di tornare alle urne: ecco perchè

padova-bitonci

A Padova scricchiola la poltrona del sindaco Massimo Bitonci. Ieri Riccardo Russo, fedelissimo della prima ora del primo cittadino leghista, ha lasciato la lista Bitonci ed è passato al gruppo misto. Ora a Palazzo Moroni, maggioranza e opposizione hanno lo stesso numero di consiglieri (16) con il solo sindaco a fare da ago della bilancia.

Russo ha spiegato in una nota i motivi che lo hanno spinto al divorzio. “Avevamo promesso di essere un’amministrazione di tutti. Invece il sindaco ha diviso la città. Sul fronte interno è mancata l’agibilità minima e vige un clima di autoritarismo. Tra giunta e consiglio non c’è condivisione e comunicazione. Siamo meri schiaccia-bottoni”.

Bitonci ostenta tranquillità

Bitonci per ora fa spallucce e su Facebook ostenta tranquillità. “Carissimi padovani e concittadini, voglio confermare che la maggioranza è solida, andremo avanti e approveremo il progetto dell’ospedale. Qualcuno che ha molti interessi su questa vicenda sta facendo delle indebite pressioni sia sul sindaco che sui consiglieri. Ma noi andremo avanti perché siamo puliti, trasparenti e non abbiamo nulla da nascondere”.

La realtà è però ben diversa. Come spiega Il Mattino di Padova “quello di Russo è il classico gesto da “piano inclinato”. Una biglia che rotola rischiando di diventare valanga e travolgere tutto. Altri consiglieri potrebbero seguire il suo esempio. Gli scontenti sono molti, da Maria Luisa Nolli già critica sul nuovo ospedale, a un altro giovane come Davide Meneghini”.

Giunta Bitonci, gli scenari

In parole povere: Bitonci rischia. Per questo ieri alle 14.30 ha riunito i consiglieri rimasti fedeli in un vertice per fare il punto della situazione. Bitonci è intenzionato a non cadere e cercherà in tutti i modi di riallacciare i rapporti con Forza Italia e le altre forze che lo sostengono, rovinatisi per l’eccesso di autoritarismo del sindaco su due progetti chiave: il nuovo Ospedale di Padova est e lo stadio. E’ probabile che Bitonci userà questi due progetti come merce di scambio per firmare un “patto di coalizione” che gli permetta di governare almeno fino a fine legislatura.

Quel che è chiaro è che l’effetto Lega che solo due anni e mezzo fa spodestò  il centrosinistra da Palazzo Moroni sembra essere finito.