Referendum: la “ruta” della Ministra Boschi
Il dibattito sul referendum costituzionale oltrepassa i confini nazionali e europei, sbarcando in Sud America. Ad “esportarlo” è proprio la super-ministra delle riforme Maria Elena Boschi. La scorsa settimana ha visitato Uruguay, Argentina e Brasile “per stringere e consolidare i rapporti di amicizia con i rispettivi governi dei paesi latinoamericani” ma, sopratutto, per promuovere la riforma che il governo e il premier Matteo Renzi sperano sia approvata il prossimo 4 dicembre.
La “ruta Suramericana” della Ministra.
Prima tappa è l’ Argentina, dove la ministra ha incontrato il capo di Gabinetto del governo, Marcos Peña. Alcuni quotidiani argentini, come Diario Bae e il Clarin, che hanno seguito attentamente la vicenda, sostengono che il vero scopo del viaggio sia quello di convincere i cittadini italiani residenti in quei paesi (che possono usufruire del voto per corrispondenza) a votare in favore della riforma. Obiettivo di cui non fa mistero nemmeno la stessa Boschi, che in una lunga intervista a El Clarin dichiara senza mezzi termini che “All’Italia serve un sistema più stabile, semplice ed efficiente. Con quello attuale si può arrivare ad aspettare anni prima che una legge venga approvata”, e continua, “in questa occasione non si può votare per antipatia o simpatia al governo, ma dobbiamo votare la scelta più giusta per l’Italia”.
Il quotidiano Telam si spinge addirittura oltre, definendo la Boschi una “sexy ministra cacciatrice di voti”. Lo stesso atteggiamento apasionado – la Ministra – l’ha tenuto anche in Uruguay e in Brasile. A Porto Alegre la Boschi – in occasione di una visita al governatore di Rio Grande do Sul, José Ivo Sartori – ha affermato che “non è importante dove vivi, a Roma, Porto Alegre o Parigi, questa riforma riguarda il futuro dell’Italia per i prossimi trent’anni”, dando a intendere che il governo punta molto anche sui voti degli italiani all’estero per far approvare la riforma al referendum di dicembre. E non a torto.
Referendum: decisivo il voto per corrispondenza
Si pensi che per il referendum sulle trivelle dello scorso 17 aprile gli italiani all’ estero registrati nelle liste dell’ AIRE erano quasi 4 milioni. Numeri che potrebbero essere decisivi per la vittoria dell’uno o dell’altro schieramento, che i sondaggi danno quasi alla pari. Anche sul sito di “Basta un si”c’è una sezione apposita per gli italiani che votano all’ estero, nella quale si rimarca l’importanza del voto alla consultazione, che “inciderà profondamente sulle nostre istituzioni e sulla generazioni future, sui nostri figli”, auspicando che “tutti i cittadini che vivano in Italia o in qualsiasi altro paese del mondo si formino un’opinione nei contenuti della riforma e partecipino a questa straordinaria prova di democrazia”. Il voto per corrispondenza estero è disciplinato dall’art.48 della Costituzione, e prevede che i cittadini italiani residenti all’estero votino per corrispondenza anche per i rieferendum abrogativi e confermativi degli articoli 75 e 138 costituzionali. Le schede elettorali arriveranno direttamente a casa degli elettori, e dovranno essere rispedite via posta al Ministero degli Interni oppure consegnate ai consolati.
Referendum: viaggio criticato. Il botta e risposta
Le polemiche, non internazionali ma rigorosamente locali, non sono tardate ad arrivare. Il Fatto quotidiano, giornale che più tra gli altri si è distinto come alfiere per le posizioni a favore del No al referendum, ha sostenuto che il Ministro avrebbe speso “almeno 300mila euro di fondi pubblici per fare campagna elettorale”, mentre l’Ufficio stampa della Boschi ha smentito, asserendo che il viaggio sia “una visita istituzionale, non un’iniziativa di partito”, e che per non sia stato usato alcun volo di stato, e che il costo dei voli sia di poco più di 12mila euro per tutta la delegazione.
Giacomo Pellini