Il giorno dei referendum, i risultati: al voto Colombia e Ungheria
Giornata storica per la Colombia, alla ricerca di una pace assente da oltre 50 anni. Nello stesso giorno, l’ Ungheria di Viktor Orban decide sulle quote di accoglienza.
Aggiornamento 3 ottobre – Niente quorum in Ungheria, Orban stravince tra i votanti ma porta alle urne meno della metà degli aventi diritto. Il primo ministro ungherese aveva assicurato: “se vince il sì, mi dimetto”. Il verdetto delle urne è invece stato un vero e proprio plebiscito a favore del premier, con il 98% dei votanti concordi nel rigetto del piano di ripartizione dei migranti promosso dall’Unione Europea. Tuttavia, l’affluenza si è fermata poco sopra al 43%. Quella di Orban, dal punto di vista simbolico, è dunque sostanzialmente una “vittoria-sconfitta”. Infatti, solo il quorum del 50%+1 avrebbe vincolato il Parlamento a seguire le indicazioni dell’elettorato. Ma i numeri del successo del “no” alle quote – che comunque non avrebbero vincolato l’UE nemmeno in caso di raggiungimento del quorum – rappresentano un messaggio netto da parte del popolo ungherese di rifiuto delle logiche imposte da Bruxelles.
Appena 60 mila voti. E’ questo il margine con cui il fronte del “no” all’accordo con le FARC ha prevalso rispetto allo schieramento favorevole alla pace tra la Colombia ed i guerriglieri, dopo una scia di sangue lunga oltre 50 anni. Il vincitore politico è l’ex presidente Alvaro Uribe, che aveva guidato il fronte del “no” considerando l’accordo troppo morbido e generoso nei confronti dei guerriglieri. Tra i grandi sconfitti c’è l’attuale presidente Juan Manuel Santos, anche se da Bogotà arrivano rassicurazioni sull’intenzione delle FARC di confermare il proprio impegno per il mantenimento della tregua. Dal presidente – che ha riconosciuto il verdetto democratico del popolo – arriva inoltre l’auspicio che questa possa essere un’occasione per instaurare un dialogo e trovare un punto di incontro tra tutte le forze politiche.
Soy el primero en reconocer el resultado democrático del plebiscito. Tenemos una oportunidad para buscar puntos de encuentro y unidad. pic.twitter.com/Ry9t8UfFqD
— Juan Manuel Santos (@JuanManSantos) 3 ottobre 2016
Referendum Colombia: una giornata attesa da oltre mezzo secolo.
LA DIRETTA DEL REFERENDUM COLOMBIANO. Il popolo colombiano si prepara a celebrare la fine della guerriglia che ha dilaniato il Paese per anni. Le FARC ( Fuerzas Armadas Revolucionarias Colombianas) e il governo sono giunti finalmente ad un accordo di pace, siglato definitivamente il 26 settembre. Il presidente Santos si dice ottimista sul conseguimento della pace, e che questa sia una occasione irripetibile. Il fronte del “si alla pace” (dato tra il 54% e 62%) sembra in netto vantaggio su quello del “no” (oscillante tra 34% e 38%). Gli oppositori sono guidati dall’ ex presidente Alvaro Uribe. Le urne saranno aperte dalle 8:00 alle 16:oo (ora locale). Il risultato del referendum – anche se si tratta tecnicamente di un plebiscito, che riguarda cioè una scelta politica più che un vera e propria legge – ha effetto vincolante. Non è, quindi, consultivo. In caso di vittoria del “Si”, il governo e il congresso colombiano cominceranno immediatamente la procedura d’ integrazione definitiva dell’ accordo di pace, attraverso il regolare processo normativo. Nel caso prevalesse il “No”, cesseranno immediatamente i negoziati tra FARC e governo. Nonostante il presidente Santos mantenga la facoltà di interloquire con i gruppi armati e rivoluzionari, arrivare a un nuovo accordo sembrerebbe – come minimo – estremamente complicato.
Referendum Ungheria: Orban contro accordi UE
LA DIRETTA DEL REFERENDUM IN UNGHERIA. Nello stesso giorno della probabile, storica pace colombiana, si aprono le urne anche in Ungheria, per stabilire se accettare o meno le quote di rifugiati (secondo gli accordi UE). Dopo Brexit, la crisi elettorale della Merkel e lo scandalo della Deutsche Bank, il referendum proposto da Orban – in caso di un “no” alle quote – potrebbe dare l’ ennesima sportellata alla leadership della cancelliera. Nel caso di vittoria del “si”, Orban avrebbe garantito le sue dimissioni. Una delegazione della Lega Nord – guidata dall’ On. Paolo Grimoldi – è in visita a Budapest, per sostenere il “no” alle quote stabilite dall’ Unione. La maggioranza della popolazione sembra fortemente contraria all’ imposizione di quote d’ accoglienza. Il risultato – stando ai sondaggi pervenuti – sembra già scritto. Indipendentemente dal raggiungimento del quorum, ci saranno sicuramente effetti politici importanti. Sembra che la partecipazione si manterrà su livelli relativamente bassi. Giornata importante, quindi, anche per l’ Europa. Il mondo è in attesa dell’ esito delle consultazioni popolari più importanti (per ora) dell’ anno, assieme al referendum sul Brexit. Per ora, l’ ultimo grande referendum da celebrare sarà quello di casa nostra, il 4 dicembre 2016.