Mose, “Chiesero soldi anche Cacciari e Enrico Letta”

Pubblicato il 11 Giugno 2014 alle 15:46 Autore: Alessandra Scolaro

Non si arresta lo scandalo del Mose. Quotidianamente infatti emergono nomi di personaggi legati a vario titolo alla rete del Consorzio Venezia Nuova. Nonostante non risultino indagati, oggi sono finiti nel mirino mediatico-giudiziario l’ex premier Enrico Letta e l’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari.

Il primo, dopo le accuse rivolte allo zio Gianni, è stato oggi citato da Roberto Pravatà, l’ex vicedirettore generale del Consorzio Venezia Nuova. In un verbale dello scorso 22 luglio Pravatà ha dichiarato di esser stato convocato da Giovanni Mazzacurati, capo del Consorzio, il quale “Mi disse che il Consorzio avrebbe dovuto concorrere a sostenere le spese elettorali dell’onorevole Enrico Letta che si candidava per un turno elettorale attorno al 2007 con un contributo dell’ordine di 150 mila euro. Mi disse che Letta aveva come intermediario per il Veneto, anche per questo finanziamento illecito, il dottor Arcangelo Boldrin. In effetti venne predisposto un incarico fittizio per un’attività concernente l’arsenale di Venezia”. L’ex premier ha smentito tutte le accuse dapprima attraverso un’intervista al Fatto Quotidiano durante la quale ha dichiarato: “Non ne so niente, nego assolutamente. I finanziamenti che ho ricevuto sono tutti pubblici” e poi tramite Twitter (“Leggo falsità sul mio conto legate al Mose. Smentisco con sdegno e nel modo più categorico. Non lascerò che mi si infanghi così!”).

enrico letta

Per quanto riguarda l’ex sindaco di Venezia Cacciari, invece, ad accusarlo è Mazzacurati stesso. “Mentre era sindaco”, ha dichiarato Mazzacurati, “mi ha chiesto di aiutare un’impresa che si chiamava Marinese, che veniva da quella che è una grossa impresa che si chiamava Guaraldo”. Secondo l’ex capo del Consorzio Venezia Nuova, Cacciari avrebbe chiesto anche finanziamenti per una società sportiva: “Mi ha chiesto una sponsorizzazione di 300 mila euro per una squadra di calcio, però, insomma, una roba così“.

Alessandra Scolaro