In un’intervista a Radio Popolare, il premier Matteo Renzi ha ribadito la sua intenzione di modificare la legge elettorale. “Per me l’Italicum è una ottima legge ma se tutti pensano di riaprire il tema, il Pd è pronto non a presentare un’altra proposta, sennò fai come il carciofo, con gli altri che dicono solo no ma siamo disponibili veramente ad andare a vedere le carte e a confrontarci”. Insomma, “io non faccio una nuova legge, non decido io, è una scelta del Parlamento. Ma la legge elettorale è meno importante della riforma e se serve cambiarla si cambia”.
Legge elettorale, le modifiche in campo
Si ma come? Come ha scritto oggi il Corriere della Sera, “emissari di Renzi anche di alto livello stanno sondando alleati, minoranze interne e opposizioni per capire se esiste un margine per modificare prima del referendum l’Italicum con una solida maggioranza: e in questo senso a FI sarebbe arrivata anche la disponibilità a discutere del modello tedesco (proporzionale con sbarramento), che però è un sistema lontano anni luce dalla legge elettorale appena votata con il doppio turno e il forte premio di maggioranza”.
Ad oggi, escludendo il Democratellum dei Cinque Stelle, rimangono sul campo tre ipotesi di modifica della legge elettorale che potrebbero essere prese in considerazione dal governo.
La prima è di Pino Pisicchio (presidente Gruppo Misto) che ha presentato una proposta di legge incentrata su due punti: il ballottaggio salta se al secondo turno non va a votare il 50% più uno degli aventi diritto mentre il premio di coalizione non va più al partito ma alla coalizione.
La seconda è il Provincellum del democratico Dario Parrini. La modifica in questo caso prende in esame l’assegnazione dei seggi. Essi aumentano (da 100 a 618) ma non diventano maggioritari. In parole povere: non ci saranno candidati bloccati. I partiti dovranno presentare un nome per ogni collegio. Passa chi ottiene più voti.
La terza e ultima modifica è quella proposta dalla minoranza Pd con la firma di Federico Fornaro. Si tratta di un Mattarellum rivisitato e aggiornato. Via il doppio turno, i premi diventano tre (90 deputati al primo partito, 30 al secondo, 23 alle liste che superano il 2% come diritto di tribuna).
Delle tre quest’ultima è la modifica con meno possibilità di essere presa in considerazione perchè con un premio “azzoppato” il primo partito rischierebbe di dover trovare la maggioranza con alleanze e/o larghe intese. Cosa che Renzi vuole escludere assolutamente.