E’ vero, sta iniziando la timida ripresa che da troppo tempo si attende, tuttavia sappiamo quale parametro è l’ultimo a riprendersi: l’occupazione. Non sembra in effetti una priorità in Italia, tuttavia i dati anche più recenti, di aprile 2014, segnalano ulteriori peggioramenti.
I dati sulla disoccupazione ormai li conosciamo, dall’essere sotto la media in Europea siamo passati ad avere una disoccupazione superiore, il tutto nonostante gli attivi siano molto pochi rispetto agli altri Paesi, e in Italia più che altrove moltissime persone, soprattutto donne, non ricerchino attivamente lavoro.
Nella seguente cartina vediamo la situazione in Europa:
Se possiamo guardare solo con invidia ai dati di Austria e Germania, intorno al 5%, siamo ancora lontano dai catastrofici 25-26% di Grecia e Spagna, Paesi però, con un tasso di inattivi inferiore, soprattutto la Spagna.
Inoltre dobbiamo considerare anche il trend, se per l’Italia non si inrtavede un miglioramento, negli altri Paesi del Sud Europa un seppur piccolo affievolimento della morsa della disoccupazione si vede, in particolare laddove più pesa, tra i giovani.
Osserviamo come il dato della disoccupazione giovanile cambia tra aprile 2013 e aprile 2014 in europa, ovvero dove sale e dove scende:
Ecco, questo è il dato più tragico per l’Italia. E’ vero che si tratta di un dato calcolato su una base di attivi molto piccola e di fatto si tratta di un 11% di giovani tra i 15 e i 24% ad essere alla ricerca di lavoro, come e forse meno dei 25-34enni, tuttavia qui ci interessa sottolineare il trend, ed è di peggioramento netto in Italia, del 3,9%, molto peggio di quanto avviene in Grecia e Spagna dove la disoccupazione giovanile si allenta, diminuendo del 2%, come del resto accade in Francia, meglio ancora fanno gli altri membri dei PIIGS Irlanda e Portogallo, dove questo segmento della disoccupazione scende del 3-4%.
Nessun Paese si avvicina alla pessima performance italiana, fermandosi a un peggioramento di solo un 1%, tra l’altro in aree in cui la disoccupazione non costituisce un problema, come Austria e Finlandia.
Ora vediamo un dato particolare, quello della differenza di disoccupazione tra uomini e donne:
Ebbene, è proprio nel Sud Europa, assieme alla Repubblica Ceca, che il differenziale a sfavore delle donne è maggiore, fino al valore record di 6,2% in Grecia, dove possiamo immaginare che le donne, più presenti nel settore pubblico e meno specializzate, hanno subito magiormente i tagli. In generale, anche nel nostro Paese spesso le donne scelgono percorsi di studi in materie con minori prospettive lavorative. Tra l’altro negli ultimi 10 anni vi sono stati grandi progressi nei tassi di attività, oltre che di occupazione, femminili, più donne si sono avvicinate al mondo del lavoro, ma l’occupazione in aumento sembra essere più dovuta al minore tasso di pensionamento precoce rispetto al passato, infatti aumenta notevolmente solo dopo i 45 anni.
Nei Paesi nordici in generale le diffrenze sono minori, sia in una direzione che nell’altra. Curiosamente in alcuni Paesi dell’Est, come quelli baltici e la Bulgaria le donne hanno un significativo tasso di disoccupazione inferiore, così come in Irlanda. Si dovrebbe verificare s e non sia anche dovuto a una minore presenza negli attivi che ricercano un lavoro.
La produzione industriale pare in ripresa, il PIL vedrà il segno più quest’anno, sarà interessante vedere se ci sarà un cabiamento di segno anche nell’occupazione, ma non vi sono purtroppo molte ragioni di ottimismo.