L’addio di Pizzarotti al M5S e le reazioni degli altri epurati emiliani
L’addio di Pizzarotti al M5S e le reazioni degli altri epurati emiliani
Un coro di voci a sostegno di Federico Pizzarotti. E’ quello rappresentato dai cosiddetti “epurati” emiliani del Movimento 5 Stelle, che hanno accolto positivamente la decisione del sindaco di Parma di abbandonare il M5S.
Tra coloro che approfittano dell’occasione per togliersi qualche sassolino – anzi, qualche macigno – dalla scarpa c’è Giovanni Favia, ex consigliere regionale espulso dopo alcune rivelazioni sulle storture delle procedure interne al M5S diffuse da La7. Favia ha affidato ai social la riproposizione di un suo articolo del 2014, definendo Pizzarotti l’ultimo samurai emiliano e strappando l’approvazione anche di Valentino Tavolazzi, già consigliere a Ferrara e tra i primi epurati del M5S emiliano.
Applausi a Pizzarotti sono arrivati anche da Federica Salsi – già consigliere a Bologna e silurata dopo una partecipazione a Ballarò, durante il periodo in cui all’interno del M5S vigeva l’auto-oscurantismo mediatico – che in un’intervista concessa a Intelligonews ne ha apprezzato il coraggio della scelta di lasciare il Movimento.
Durissimo il commento di Michele Onofri, già consigliere di quartiere per il M5S bolognese, che evidenzia come l’addio di Pizzarotti sia manna dal cielo per i vertici del Movimento, che perdono “l’ultimo sassolino non allineato del movimento originario” per restare circondati unicamente da “annusatori, opportunisti e qualche povero disperato all’oscuro di tutto”. Ma a cosa si riferisce? A quello che sarebbe il modus operandi di Grillo e Casaleggio, i quali convoglierebbero “il dissenso senza intaccare il regime sistemico che vige ora”. Una strategia perpetuata di proposito, secondo Onofri, “altrimenti ora il 5s sarebbe al 51%”.
Anche Lorenzo Andraghetti – espulso dal M5S per aver contrastato la candidatura di Massimo Bugani a sindaco di Bologna – condivide la scelta di Pizzarotti, ed in particolar modo la stoccata riservata dal sindaco parmense allo stesso Bugani, definito “vassallo di Grillo”.