Comuni: quanti ne vengono sciolti e perché
Quanti comuni vengono commissariati in Italia ogni anno? Perché vengono sciolti? Quanti cittadini italiani sono coinvolti? Sono solo alcune delle domande dell’ultimo dossier di Openpolis che, elaborando i dati del Ministero degli Interni, ci restituisce un quadro del nostro Paese non proprio incoraggiante. In media in Italia sono 170 i comuni commissariati ogni anno. Un fenomeno da non sottovalutare, soprattutto per la sua costanza nel tempo. I provvedimenti con cui il presidente della Repubblica, su proposta del ministro dell’Interno, dispone di sciogliere un consiglio comunale sono un indice indiretto dell’efficienza delle amministrazioni.
Comuni: quanti ne vengono sciolti e perché
Emblematico il caso di Roma. Dal 2000 a oggi, infatti, ci sono stati tre commissariamenti, che hanno così influito in maniera negativa sulla capacità di erogare alcuni dei servizi fondamentali per la mancanza di programmazione politica.
Perché viene commissariato un comune?
Secondo il Testo unico degli enti locali (Tuel) , un comune può essere sciolto per quattro motivi: una azione da parte del consiglio comunale contro la legge o la costituzione, una mancata approvazione del bilancio entro i termini di legge, un mancato funzionamento degli organi o quando emergono collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata.
Qual è la situazione attuale?
A oggi sono 82 i commissariamenti attivi. Un dato apparentemente confortate se guardiamo le statistiche (Nel 2005, ad esempio, i comuni commissariati erano ben 2005). In realtà, di questi 82 comuni il 14% è in amministrazione straordinaria da oltre 400 giorni, e il 3% addirittura da più di 600. Rispetto al periodo 2001-2014, le infiltrazioni mafiose sono il 15% del totale, quasi il doppio del periodo analizzato. Inoltre, bisogna considerare che nell’ultimo anno sono 1.300 i comuni che sono andati a votare, falsando così i dati del 2016.
Quando la mafia entra in consiglio comunale
Dal 1991 al 2014, i commissariamenti per infiltrazioni mafiose sono stati 258. Nel 2012, per la prima volta nella storia, è stato sciolto per mafia un comune capoluogo di provincia, Reggio Calabria.
Lo scioglimento di un comune per mafia segue un iter leggermente diverso e implica un notevole peso politico. A decretare lo scioglimento è il presidente della Repubblica, su proposta del ministro dell’interno e prevede un periodo da dodici a diciotto mesi, ma in casi eccezionali si può arrivare a un massimo di due anni. Con l’arrivo di Mario Monti a palazzo Chigi i decreti di scioglimento per infiltrazioni mafiose sono aumentati del 380%.
Forti le differenze tra Nord e Sud. Negli ultimo 13 anni il 97,08% è avvenuto nel mezzogiorno. In cima a questa triste classifica troviamo Campania e Calabria che da sole hanno collezionato oltre il 71% dei casi. Come se non bastasse, in queste regione si trovano 8 dei 9 comuni che dal 1991 a oggi sono stati commissariati 3 volte per mafia.
Popolazione coinvolta
Sono poco più di 2,5 milioni di persone l’anno (circa il 4% dei cittadini). In genere il fenomeno riguarda piccoli comuni, al di sotto dei 3.000 abitanti. Solo solo tre i casi che anno colpito città importanti. Il comune di Roma è stato sciolto nel 2001 e nel 2008 per le dimissioni del sindaco, mentre nel 2012 il Reggio Calabria è stato sciolto per mafia.
Le amministrazioni straordinarie hanno toccato tutto sommato una piccola parte della popolazione italiana. Si parla di poco più di 2,5 milioni di persone l’anno, circa il 4% dei cittadini. Livelli importanti sono stati raggiunti con lo scioglimento dei consigli comunali di Roma nel 2001 e nel 2008, e di Reggio Calabria nel 2012. Il fenomeno da sempre riguarda per lo più i comuni sotto i 3.000 abitanti (circa il 35% del totale), ma dal 2010 al 2014 aumenta la percentuale di città coinvolte con più di 10.000 abitanti, che passano dal 33,1% del periodo precedente al 36,2%.