A due mesi dal referendum, il “Sì” è in ripresa. Dopo la caduta estiva, coincisa anche con la sconfitta del Partito Democratico alle comunali di giugno, secondo l’ultimo sondaggio di Piepoli per la Stampa, i “No” rimangono “formalmente” in vantaggio di circa 8 punti percentuali (54-46%) ma se analizziamo i contenuti della riforma i favorevoli passano in vantaggio di un punto (47-46%). A dimostrazione di quanto saranno importanti i prossimi due mesi di campagna elettorale. Questi dati apparentemente in contraddizione mostrano inoltre come esista un significativo bacino elettorale che, pur approvando le modifiche costituzionali in essere, voterà sul premier e sul governo nonostante il tentativo di Renzi di “spersonalizzare” la consultazione. Ieri, però, in un’intervista a Torino con il vicedirettore della Stampa Massimo Gramellini, il premier è tornato a ripetere che “cambierà mestiere” in caso di vittoria del “No”.
Referendum, il 70% dei cittadini si definisce “informato”
Sorprende abbastanza il dato relativo all’informazione dei cittadini nei confronti del quesito referendario. Ad oggi, ovvero a circa due mesi dalla consultazione, quasi il 70% degli italiani si definisce “abbastanza” o “molto” informato contro un 29% che lo è “poco” o “per nulla”. Questo risultato probabilmente risente di una campagna elettorale iniziata ormai da qualche settimana, ancor prima della scelta definitiva della data (4 dicembre). Molti commentatori, infatti, negli ultimi giorni hanno avvertito di un possibile effetto saturazione, con il governo e il Parlamento che rimarranno immobili prima della consultazione referendaria. Lo ha sottolineato ieri anche l’ex Presidente del Consiglio, Massimo D’Alema, secondo cui Renzi invece di fare campagna elettorale in giro per l’Italia dovrebbe “pensare a governare il Paese”.
Se scendiamo nel merito della riforma costituzionale, su 8 temi proposti agli elettori, 6 sono sostanzialmente apprezzati e solo 2 respinti. Le tre modifiche più sostenute dagli italiani sono la “riduzione del numero dei senatori da 310 a 100” (76% favorevoli, 19% contrari), la “possibilità di introdurre referendum positivi, cioè introdurre nuove leggi” (66% Sì, 28% No) e “l’abolizione del Cnel per la riduzione dei costi” (62%-23%). I due temi invece che vengono respinti a maggioranza dagli elettori, a ben vedere, riguardano due punti centrali della riforma (molto più importanti dell’abolizione del Cnel o dei referendum positivi): la riduzione dell’autonomia degli enti locali a favore dello Stato viene osteggiata da quasi un italiano su due (48%-42%) mentre il 57% degli elettori respinge la norma per cui i senatori saranno scelti direttamente dai consigli regionali.
E’ sempre bene ricordare, e lo abbiamo già scritto in altre occasioni, che i sondaggi sui diversi argomenti della riforma costituzionale possono essere scivolosi. Infatti, anche i contrari alla riforma sono favorevoli alla “riduzione del numero dei senatori”, all’abolizione del Cnel o al “superamento del bicameralismo perfetto”. La questione è capire come queste modifiche sono portate avanti. E su questo, anche per un’eccessiva complessità dell’argomento, il sondaggio non può fare molto di più.
In conclusione, alla domanda “complessivamente quanto approva i contenuti del referendum sulla riforma costituzionale?” il “Sì” è in lieve vantaggio sul “No” (47-46%). Del primo fronte, il 36% degli italiani si dice abbastanza d’accordo e l’11 “molto” d’accordo alle modifiche costituzionali; mentre, tra i contrari, il 32% approva “poco” i contenuti della riforma e il 14% “per nulla”.