Durante la cerimonia per i 110 anni dell’impresa di costruzioni Salini-Impregilo, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha rilanciato il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. “Noi siamo pronti, noi ci siamo” ha detto.
In un editoriale apparso oggi sul Corriere della Sera, Angelo Panebianco ha spiegato perchè il Ponte sullo Stretto non si farà.
“La fondamentale ragione per cui il ponte non è mai stato costruito è che i siciliani sono sempre stati divisi sull’argomento. Ci sono nell’isola, naturalmente, i favorevoli al ponte ma sono sempre stati numerosi anche i contrari”.
Ponte sullo Stretto: ecco perchè non si farà
Il primo motivo per cui il Ponte sullo Stretto non si farà è perchè la maggioranza dei siciliani “non lo vuole“. “Una passerella che collegherebbe stabilmente, permanentemente, la Sicilia alla Calabria — sarebbe, psicologicamente, un vulnus per l’insularità” scrive Panebianco.
Un altro motivo è strettamente legato ai fondi da mettere a disposizione per l’opera. “Naturalmente, oltre alle divisioni dei siciliani, ha sempre giocato anche la scarsa disponibilità del resto del Paese a dirottare verso tale impresa le ingenti risorse necessarie”.
Secondo Panebianco, il progetto del Ponte sullo Stretto viene fuori solo quando al governo “si afferma una leadership individuale”. Il Ponte sullo Stretto negli ultimi decenni è stato sempre rilanciato da personalità forti come Bettino Craxi, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi.
I motivi di questo “rilancio” sono fondamentalmente due: “Da un lato, la volontà di legare la propria leadership a un progetto di modernizzazione del Paese, Mezzogiorno d’Italia incluso (e il ponte diventa un simbolo di questo progetto). Dall’altro, l’idea che, data la forza degli ostacoli, dato il volume di fuoco che è sempre in grado di scatenare l’artiglieria dei nemici del ponte, riuscire a costruirlo, nonostante tutto e tutti, sarebbe una indiscutibile dimostrazione di potenza”.
In definitiva, conclude Panebianco, il Ponte sullo Stretto non si farà perchè “potrebbe destabilizzare, quanto meno nel medio-lungo termine, equilibri consolidati, indebolire gerarchie sociali, dinamizzare un mondo che chiede di restare immobile”.