Giornata della salute mentale: e in Italia come stiamo?
Oggi ci celebra nel mondo la Giornata mondiale della salute mentale, promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Il tema è ora più che mai attuale, anche alla luce di particolari dinamiche globali – come le ondate migratorie, le guerre o il terrorismo – che generano gravi traumi di natura psicologica. Nel 2015 l’Ocse ha calcolato che il 5% delle persone in età lavorativa – la maggioranza vive nei paesi ad alto reddito – è affetto da una forma grave di malattia mentale, mentre un’altro 15% soffre di disturbi più comuni. Inoltre, una persona su due sperimenterà nel corso della propria vita problemi mentali. Cosa che comporterà una riduzione delle prospettive di occupazione, di salario e di produttività.
Giornata della salute mentale: e in Italia come stiamo?
L’obiettivo della ricorrenza è quello di sottolineare l’importanza di un equilibrato status di salute mentale, rimarcandone anche la sua importanza per lo sviluppo economico e sociale. Il tema del 2016 è quello del “primo aiuto”: l’obiettivo è accrescere la consapevolezza sull’urgenza di interventi di supporto psicologico fin dai primi momenti successivi ad un momento traumatico. Un intervento tempestivo potrebbe infatti prevenire gravi conseguenze di lungo periodo, sopratutto derivanti da situazioni di emergenza umanitaria.
E L’Italia? Secondo il rapporto Mental health integration, uno studio comparato di 30 paesi redatto nel 2014 dall’Intelligence Unit dell’Economist, la situazione del nostro paese non è tra le migliori. L’Italia ottiene un punteggio di 59.9/100, e si colloca ben al di sotto non solo dei principali Paesi europei, ma anche di Estonia, Slovenia e Polonia.
Secondo un altro rapporto dell’Oms, intitolato Policies and practicies for mental helath in Europe, un po’ datato (2009) ma indicativo, il Belpaese non spende abbastanza per la salute mentale, collocandosi al 20esimo posto su 34 Paesi presi in esame. Un esempio: il Regno Unito destina il 13% della spesa sanitaria nazionale alla salute mentale, la Francia il 10%, mentre l’Italia un misero 5%.
Uno studio nazionale sul sistema di tutela della salute mentale (Progress) ha invece dimostrato che il personale adibito è insufficiente: si è calcolato che per ogni 1500 abitanti vi sarebbe un solo operatore. É comprensibile, dunque, il monito che la Società italiana di psichiatria (Sip) ha lanciato oggi alle istituzioni: “In Italia si investe troppo poco: per questo pensiamo sia necessario vincolare almeno il 6% delle risorse del servizio nazionale sanitario e fissare standard minimi di personale dedicato” recita il comunicato degli psichiatri.
I disturbi mentali sono tra le cinque malattie non trasmissibili più comuni, insieme ai tumori, ai disturbi cardiovascolari, al diabete e alla brancopneumopatia cronica. In Italia tali disturbi colpiscono, a seconda dei livelli di gravità, circa un terzo della popolazione.