Città metropolitane: ecco perché le elezioni di domenica sono importanti
Si sono svolte domenica le elezioni interne di secondo livello per i Consigli delle Città metropolitane. Tali enti di area vasta rappresentano i nuovi istituti regionali, nati dal superamento delle antiche Province, sanciti dalla legge n.56 del 7 aprile 2014, la cosiddetta legge Delrio. L’importanza di queste consultazioni è centrale per meglio comprendere il funzionamento di una realtà politica di formazione indiretta, i Consigli metropolitani sono eletti dai consiglieri comunali e dai sindaci delle differenti circoscrizioni, che secondo il parere di molti camufferebbe, sotto un diverso nome, la medesima essenza delle antiche legislazioni provinciali, la cui dismissione è stata fino ad oggi tanto decantata dal governo.
Nella maggior parte dei casi le urne hanno prodotto una maggioranza di consiglieri sovrapponibile, per linea politica, a quella comunale. Non così a Roma e Torino, dove le giunte targate M5S dovranno fare i conti con dei Consigli metropolitani di colore e schieramento avversi. Immediato è giunto il commento di Beppe Grillo, il quale, dalle colonne del suo blog, ha definito senza mezzi termini quanto successo il 9 ottobre una “presa in giro: si scrive Città metropolitane e si legge Province. Questi enti inutili rimangono cambiando solo nome”.
Città metropolitane: il funzionamento e le elezioni dei Consigli
I Consigli di rappresentanza delle Città metropolitane sono eletti a maggioranza interna, sulla base di liste concorrenti, dai membri e dai sindaci dei vari consigli comunali afferenti al territorio metropolitano di appartenenza. Il Consiglio metropolitano è composto dal sindaco metropolitano (che è di diritto il sindaco del comune capoluogo) e da ventiquattro consiglieri nelle Città metropolitane con popolazione residente effettiva superiore a 3 milioni di abitanti, 18 nelle aree con residenza superiore alle 800.000 unità e inferiore a 3 milioni e 14 nelle zone a demografia abitativa più bassa. Il Consiglio ha una durata elettiva di 5 anni e la cessazione della carica comunale comporta automaticamente la decadenza da consigliere metropolitano. Il voto assegnato per la scelta dei membri è ponderato grazie ad un indice statistico messo in relazione alla fascia demografica del comune di zona.
Il Consiglio metropolitano è uno dei tre organismi fondamentali delle Città metropolitane. Altro perno del sistema è il sindaco metropolitano, il quale redige, norma, valuta e pondera l’esecuzione di tutti gli atti dello Statuto, chiama a raccolta il Consiglio e ne convoca le sedute amministrative. Il terzo pilastro, con poteri consultivi e propositivi, è la Conferenza metropolitana. Secondo la legge Delrio questa triade di comando, con titolarità d’incarico gratuita, ha, tra le sue funzionalità generali, la gestione e lo sviluppo del territorio, l’organizzazione e l’implementazione delle politiche energetiche nonché dei servizi integrati e la cura delle relazioni istituzionali. Più nello specifico, il Consiglio metropolitano detiene facoltà esecutive importanti quali l’approvazione delle modifiche dello Statuto regionale, il controllo delle relative applicazioni e, su proposta del sindaco metropolitano, l’adozione di schemi di bilancio ad hoc.
Città metropolitane: i casi di Roma e Torino
All’interno delle circoscrizioni di Milano e di Bologna il centrosinistra si è imposto con un buon margine sulle altre forze politiche. Più complessa è invece la situazione per ciò che concerne un importante centro del Meridione. A Napoli i consiglieri metropolitani fedeli allo schieramento del primo cittadino Luigi De Magistris si troveranno in minoranza rispetto al fronte delle opposizioni. A Roma i delicati equilibri politici interni della giunta di Virginia Raggi dovranno, giocoforza, cercare una sponda utile con le altre forze politiche: dei 24 seggi disponibili, nove sono andati al M5S, 8 al centrosinistra e 7 al centrodestra.
Ricordiamo che il Consiglio metropolitano ha potere di veto e approvazione circa il consuntivo di bilancio, matassa che l’amministrazione capitolina dovrà dirimere al più presto. Infine, tra i consessi delle Città metropolitane appena rinnovati, spicca il caso di Torino. Nel Consiglio dell’area vasta piemontese il M5S non ha infatti raggiunto la maggioranza: 7 consiglieri contro gli 8 del centrosinistra che è così divenuto primo partito. Il Movimento ha pareggiato le sorti dell’emiciclo soltanto grazie alla elezione automatica del primo cittadino, Chiara Appendino che, come detto, in qualità di tale carica, è anche sindaco metropolitano.
Riccardo Piazza