Città metropolitane: a Roma mozione per aggirare la Raggi
Il Movimento Cinque Stelle non sfonda nelle elezioni metropolitane introdotte dalla legge Delrio in sostituzione delle vecchie province. Nelle Città metropolitane che lo scorso giugno hanno cambiato amministrazione, ad ottenere un risultato che ha il sapore di rivincita sono state le coalizioni di centrosinistra. Infatti, non avranno la maggioranza nel Consiglio metropolitano Virginia Raggi a Roma, né Chiara Appendino a Torino. Passo falso anche per Luigi De Magistris a Napoli. Esulta il Pd che conferma una maggioranza speculare a quella comunale sia a Bologna che a Milano, e si dice soddisfatto per l’esito del voto a Roma. Nella Capitale vola anche la coalizione di centrodestra.
Città metropolitane: a Roma mozione per aggirare la Raggi
I risultati non positivi per i Cinque Stelle sono da ricondursi, secondo la lettura del voto di Virginia Raggi, alle differenze nell’elettorato attivo, poiché a votare sono esclusivamente chi una carica ce l’ha già: ovvero i Sindaci e i Consiglieri comunali dei Comuni della Città metropolitana. Un’elezione di secondo livello, in sostanza, con una distribuzione proporzionale dei voti che non prevede un premio di maggioranza, e premia chi sceglie di coalizzarsi.
A Roma, il nuovo Consiglio metropolitano composto da 9 consiglieri M5S, 8 del centrosinistra e 7 del centrodestra, non consente al sindaco metropolitano di governare senza fare i conti con un opposizione agguerrita e già sul piede di guerra. FI e Fratelli d’Italia si dicono pronti a presentare nella prima seduta dell’assemblea una contromossa per aggirare il “No” alla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024, presentando una mozione “metropolitana” che esalta il potenziale ospitale della Capitale.
Dal canto suo, la sindaca Raggi nel commentare il voto tende a minimizzare il successo del Pd che «passa da 16 seggi a 8, in coalizione. Il M5S, da solo, passa da 2 seggi a 9. Non è una battuta d’arresto. Abbiamo rispettato esattamente le aspettative e questo è tutto quello che ci si può aspettare da un’elezione di secondo livello». E’ la stessa Raggi, poi, a criticare il sistema proporzionale senza un premio proporzionale lontano da quanto previsto invece dall’Italicum dove «hanno pensato al premio di maggioranza, qui invece se ne sono dimenticati e non capisco come si possa governare».
Dichiarazioni, quest’ultime, che sollevano qualche imbarazzo all’interno del Movimento guidato da Grillo, portabandiera in seno al Parlamento nazionale di una campagna a favore di una modifica dell’Italicum in senso proporzionale. Una scelta che appare poco “tattica” se vista in relazione alla volontà del M5S di presentarsi alle elezioni da “solo”, rifiutando qualsiasi apparentamento.
Andrea Ficchì