Immigrazione in Europa, Italia tra i Paesi in cui gli stranieri sono cresciuti meno
L’“emergenza immigrazione” è uno dei temi che più occupa non solo le prime pagine dei giornali, o i titoli dei media, ma anche le agende dei governi, a livello nazionale o europeo.
Il messaggio che passa è quello di una emergenza “invasione” per i più conservatori e nazionalisti, o di una emergenza umanitaria, comunque per gli altri.
E questo in modo quasi uniforme viene sentito in tutti i Paesi, ma in particolar modo in quelli più colpiti dall’immigrazione, l’Italia, la Grecia, la Germania, l’Ungheria, ma non solo.
Eppure questi Paesi si differenziano molto per l’impatto che queste migrazioni hanno avuto.
Nel caso dell’Italia, per esempio, l’enfasi dato al fenomeno, diciamolo chiaro, non corrisponde all’effettiva dimensione del fenomeno, che è molto più ridotto di quello che molti ritengono.
Immigrazione in Europa, il numero di stranieri in Italia è ormai fermo
In Italia vi è stato un afflusso di stranieri più forte che negli altri Paesi europei tra la fine degli anni ’90 e i primi anni di questo decennio, ma ormai dal 2014 gli aumenti di stranieri sono stati limitati. Si può dire che effettivamente ormai il numero di immigrati rispetto alla popolazione italiana è fermo, come mostra l’ISTAT:
A comporre questi dati non concorrono solo gli arrivi, che per esempio sono stati 250 mila nel 2015 contro i 512 mila del 2007, ma anche l’aumento di coloro che diventano cittadini italiani, e di coloro che se ne tornano nei Paesi d’origine, in aumento, nonchè la diminuzione del tasso di fertilità delle donne straniere, che si avvicina a quello delle italiane.
Il risultato è un aumento di poche migliaia dei residenti stranieri.
Ma tutti gli sbarchi allora?
Immigrazione in Europa, l’85% degli sbarchi avviene in Grecia
Innanzitutto si deve sottolineare che del milione di persone sbarcate in Europa nel 2015 circa 850 mila sono approdate in Grecia e 150 mila in Italia, una minoranza dunque.
Si tratta certamente di numeri record, ma si deve considerare che non solo sono inferiori agli arrivi, evidentemente con altri mezzi, che si verificavano dieci anni fa, ma la gran parte di questi immigrati si sono poi diretti in altri Paesi europei.
Ne è la prova il fatto che pochissimi hanno fatto richiesta di asilo in Italia fino all’inizio del 2016.
In Italia solo 140 persone ogni 100 mila abitanti, di fatto meno di un decimo rispetto a Svezia o Ungheria, meno di un terzo rispetto a Norvegia, Finlandia, Svizzera, Malta, ecc.
Questo spiega anche i numeri esigui sull’aumento di stranieri nel nostro Paese.
Se confrontiamo infatti i Paesi europei anche per tasso di aumento della porzione di popolazione di origine straniera, vediamo che anche qui l’Italia occupa gli ultimi posti. Tra il 2015 e il 2016 c’è stato un aumento solo dello 0,1% contro il +1,5% della Svezia, il +1,3% dell’Ungheria, che non è abituata all’immigrazione di massa, e le conseguenze si sono viste anche con il referendum sulla redistribuzione dei migranti.
Anche Austria e Norvegia hanno visto un aumento superiore all’1%.
Di fatto solo i Paesi più periferici dell’Est Europa hanno visto un incremento della proporzione di stranieri minore del nostro
E’ evidente infatti che se possono decidere, gli immigrati non vogliono rimanere in Italia o Grecia.
Da qualche tempo tuttavia hanno cominciato a sorgere muri, reali o virtuali, sotto forma di maggiori controlli, non solo in Ungheria, ma anche in Austria per esempio.
Immigrazione in Europa, Italia primo Paese per proporzioni di maschi
Nel 2016 fino al 30 settembre sono sbarcati in 132 mila, e del destino di questi immigrati si sta dibattendo: il ricollocamento nei vari Paesi della UE appare difficilissimo nella pratica, al di là delle dichiarazioni di principio pochissimi sono stati trasferiti. Solo 5290 persone sono state ricollocate, un’inezia.
C’è quindi la seria possibilità che gran parte di questi immigrati, a causa dei muri, dei controlli, e dei mancati trasferimenti, rimangano in Italia.
Una particolarità è che siamo il Paese in cui immigrano più maschi in proporzione sulle femmine, ben il 74% del totale, al contrario di quanto avviene altrove. Anzi, negli altri Paesi più della metà sono donne, fino al 60-705 in Germania, Spagna, Belgio.
La ragione è che si tratta in gran parte non di famiglie in fuga dalla Siria o dall’Afghanistan, ma di giovani uomini provenienti dall’Africa subsahariana in cerca di lavoro. Una volta ricevuto il diniego alla richiesta d’asilo rimarranno come clandestini.
Questo è il timore di molti. Tuttavia non si può non far notare che anche facendo finta che tutti si trattengano in Italia senza riuscire ad andare nel resto d’Europa (cosa, come sappiamo, improbabile), si tratterebbe di un aumento di 100 mila unità, un quinto di quanto avveniva nei momenti di picco. Costituirebbe un incremento della proporzione di stranieri dello 0,2-0,3%, in linea o inferiore alla media europea