In vista del referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo continuano le polemiche sulla presentazione del quesito. Il testo presente sulla scheda elettorale sarebbe fuorviante e incomprensibile, è questa la tesi sostenuta da M5s e Sinistra Italiana, che hanno presentato ricorso per la modica del testo al Tar del Lazio. Secondo i legali dei due partiti il quesito referendario dovrebbe recare la specifica indicazione degli articoli revisionati e di ciò che essi ‘concernono’.
In vista della discussione sul testo referendario, l’Avvocatura dello Stato, a nome della Presidenza del Consiglio, ha depositato una memoria in tribunale.
Secondo i legali di Palazzo Chigi il quesito referendario non sarebbe fuorviante, mentre sarebbe incomprensibile se davvero si mettessero tutti gli articoli modificati dalla riforma costituzionale.
Per questo motivo una forma analoga del quesito è stata utilizzata già nelle consultazioni sulle riforme costituzionali del 2001 e del 2006.
L’Avvocatura ha sottolineato che il titolo della legge “è stato confermato da ben sei letture parlamentari, nelle quali la volontà parlamentare è stata inequivocabilmente quella di non emendarlo, non essendo stato presentato alcun emendamento nelle prime due letture delle due Camere” – e ha sottolineato: “nel numero incommensurabile di emendamenti presentati, nel numero notevole di quelli approvati – sottolinea la memoria – non uno, neppure uno, di essi ha mai proposto una modificazione, anche solo parziale, di quel titolo, rimasto intatto dalla proposta originaria sino alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del testo approvato”.
In ogni caso, secondo l’Avvocatura, non è ammissibile una sospensione del referendum, come richiesto da M5s e Si: “è sin troppo evidente, nella comparazione degli interessi, l’assoluta prevalenza di quello pubblico allo svolgimento regolare e tempestivo della consultazione referendaria, che sarebbe del tutto compromesso da inattese misure cautelari”.
Referendum Costituzionale, Valerio Onida presenta il ricorso
Sempre sulla presentazione del quesito referendario sono stati presentati due ricorsi al Tar del Lazio e al tribunale civile di Milano, firmati dall’ex presidente della Corte Costituzionale Valerio Onida e dalla professoressa Barbara Randazzo. La motivazione del ricorso riguarda il fatto che in un unico quesito vengono sottoposti all’elettore una pluralità di oggetti eterogenei. Nei ricorsi, depositati questa mattina, si chiede il rinvio della questione alla Corte Costituzionale.
L’ultima parola spetterà comunque al Tar del Lazio, la camera di consiglio straordinaria è infatti fissata per il prossimo 17 ottobre.