Referendum costituzionale, sondaggi: guida a come interpretarli

Pubblicato il 14 Ottobre 2016 alle 17:50 Autore: Alessandro Faggiano
referendum

Sondaggi referendum costituzionale: come interpretarli

Il “trending topic” degli ultimi mesi (volendo utilizzare un modernismo) è sicuramente il referendum costituzionale, fissato per la prima domenica di dicembre (4/12/2016). Mancano ancora poco meno di due mesi a una delle campagne referendarie ed elettorali più lunghe della Repubblica. Ogni giorno si legge dei più disparati sondaggi – la maggior parte dei quali dà ragione ai partitari del “no” -. Ma sappiamo come leggerli e interpretarli?

Guida ai sondaggi: i limiti del campionamento e del “voto occulto”

Uno dei dogmi dell’ analisi elettorale e delle previsioni elettorali, è che non stiamo parlando di una scienza certa. Le difficoltà di campionamento (ovvero, scegliere – in maniera del tutto casuale – un gruppo ristretto di persone che sia rappresentativo dell’intera popolazione) e la possibilità di mentire (da parte del soggetto a cui è somministrata l’inchiesta) sono i primi grandi limiti della rilevazione: vere e proprie costanti nel mondo della sondaggistica. Un campionamento non rappresentativo può far incrementare oltremisura il peso – all’interno dell’ inchiesta – di un certo gruppo sociale (incrociando le variabili di età, sesso, lavoro e altre) pur non rispecchiando il peso effettivo nel corpo elettorale. Inoltre, molte persone (sia indecise che sicure del voto) potrebbero esprimere una preferenza (nel sondaggio) in base alla desiderabilità sociale della scelta. La desiderabilità dipende, in buona parte, dal posizionamento dell’opinione pubblica. Si pone in essere il caso paradigmatico della destra (tanto in Italia come in altri Paesi) che, nonostante lo svantaggio iniziale pronosticato dai sondaggi (per le elezioni nazionali), la forbice si riduce o si ribalta nel segreto della cabina elettorale. Tale fenomeno è chiamato voto occulto.

Sondaggi referendum costituzionale: cosa guardare e come guardarlo

Definiti due grandi limiti delle osservazioni sondaggistiche, passiamo al caso in concreto che più ci interessa – nonostante i seguenti consigli valgano per qualsiasi altro sondaggio elettorale -. La maggior parte dei sondaggi sul referendum costituzionale offre un certo vantaggio per il “no”. Indipendentemente dalla forbice iniziale, bisogna analizzare la tendenza (per il “si”, per il “no”, per indecisi e astensionisti). Per quanto possa sembrare una ovvietà, la transizione diretta dal “si” al “no” e viceversa è decisamente improbabile. Piuttosto, è decisamente più realistico che i fautori dell’una e dell’altra opzione rientrino verso l’astensionismo o l’indecisione. Se ciò sembra essere ininfluente per le valutazioni post-elettorali e post-referendarie, ha in realtà un peso rilevante nell’analisi dei sondaggi. L’attuale tendenza dell’astensionismo e dell’ indecisione ci dicono molto sugli effetti della campagna referendaria: l’astensione tende a diminuire, così come il numero di indecisi. Ciò significa che le campagne, tanto per il “si” come per il “no”, stanno incidendo concretamente sulle intenzioni di voto degli italiani.

a sinistra matteo renzi e a destra renato brunetta

 

Le tattiche del “si” e del “no” come risposta ai sondaggi sul referendum

E le tendenze dei “si” e dei “no” come si interpretano? Queste vanno combinate necessariamente alle due variabili descritte anteriormente. Nel caso concreto della campagna referendaria, l’obiettivo strategico era – ed è – “attingere” dal gran bacino di indecisi e astensionisti. Ciò nonostante, per il forte svantaggio del “si” (dovuto in buona parte all’ infelice scelta di personalizzare il referendum), Renzi e Boschi hanno dovuto mettere in piedi una campagna decisamente più aggressiva. La massiva presenza mediatica del premier e della ministra per le riforme è tesa ad accaparrare ogni voto utile, incluso il voto di chi è già sicuro del “no”. L’ulteriore mediatizzazione del referendum può accelerare il processo di svuotamento del bacino degli indecisi e, allo stesso tempo, incrementare tanto i “si” come i “no” verso astensione e indecisione. Se la campagna del governo può definirsi spregiudicata e votata all’ offensiva, mobilitando l’elettorato indeciso e cercando di ricondurre all’ incertezza i votanti per il “no”, la campagna del “no” gioca sulla resistenza del vantaggio, consolidando il suo maggior bacino elettorale e stimolando l’opzione astensionista per l’elettorato indeciso tra “si/astensione”.

media sondaggi al 13 ottobre

Sondaggi referendum costituzionale: attenzione a effetti “bandwagon” e “underdog”

Per ultimo, si ricorda l’importanza di due effetti peculiari determinati da sondaggi e opinione pubblica percepita. L’effetto “bandwagon” stimolerebbe gli indecisi a votare per l’opzione che, dai sondaggi, risulta vincente. Nel caso attuale, per esempio, l’ effetto bandwagon si applicherebbe in favore del “no”. D’altro canto, l’effetto “underdog” stimola la mobilitazione della minoranza. Il governo – con l’ appoggio dei super-consulenti Jim Messina e David Hunter – sta attuando in quella direzione: uno sprint finale, alla ricerca del guizzo necessario per agganciare e superare l’opposizione. Questi particolari effetti elettorali possono essere determinanti in caso di “testa a testa”. Mancano ancora 50 giorni alla celebrazione di un giorno storico per la Repubblica, ma la febbre per i sondaggi è già altissima. Si cerca ogni minimo segnale per capire chi vincerà, di quanto sarà lo scarto, che succederà. Attraverso l’analisi della tendenza, dei movimenti tra si-no-astenuti-indecisi, effetti “bandwagon” e “underdog”, si possono comprendere con maggior obiettività i sondaggi proposti. E alla fine potreste anche dire, sornioni, “ve l’avevo detto”.

L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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