Referendum, Berlusconi scende in campo per il “No” ma il centrodestra è spaccato

Pubblicato il 16 Ottobre 2016 alle 10:25 Autore: Giacomo Salvini
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Silvio Berlusconi scende in campo per un “No” “convinto” e “determinato” al referendum del prossimo 4 dicembre. Ma dentro il centrodestra la spaccatura è sempre più profonda. Matteo Salvini è diffidente sull’impegno dell’ex premier e di Forza Italia, Stefano Parisi ormai viene visto da tutti i principali protagonisti del centrodestra come un corpo estraneo e anche Forza Italia è spaccata con il “partito-azienda” che rema a favore di Matteo Renzi e della sua riforma. Il caos. Se poi si aggiunge che secondo l’ultimo sondaggio Ixé l’elettorato di Forza Italia è il più spaccato di tutti, con il 34% dei fedeli forzisti pronti a votare “Sì” ad una riforma che Forza Italia ha votato in prima lettura, la situazione si complica ulteriormente. Per questo, da molte parti del centrodestra negli ultimi giorni è stata invocata la discesa in campo di Berlusconi che, si sa, in campagna elettorale è in grado di spostare un grande bacino di voti.

Referendum, Berlusconi: la riforma è pericolosa per la democrazia

L’ex Cavaliere, dopo due settimane passate a New York per il check up al cuore, ha mandato ieri un messaggio scritto alla “Festa Azzurra” organizzata dalla deputata Elvira Savino in provincia di Bari. “Nelle prossime settimane in tutt’Italia daremo vita ad una serie di manifestazioni per spiegare sempre più a fondo le ragioni del nostro impegno” contro una riforma che “non cambia nulla in termini di efficienza e di risparmi” ma è addirittura “pericolosa perché riduce gli spazi di democrazia a tutto vantaggio di un solo partito e di una sola persona”. Dopo il 4 dicembre secondo Berlusconi ci sarà tempo e spazio per una nuova proposta di riforma costituzionale – anche se in pochi ci credono davvero ad un anno dalle elezioni politiche. “La nostra idea di riforma comprende l’elezione diretta del Presidente della Repubblica – scrive l’ex Cavaliere nella nota –, il dimezzamento del numero dei parlamentari, il vincolo di mandato, poteri più forti al premier per cambiare un ministro che non funziona, una vera riforma delle regioni nello spirito di un autentico federalismo e un limite in Costituzione alla pressione fiscale in rapporto al PIL”. Negli ultimi giorni era stato proprio il sito bastaunsi.it a vergare un post dal titolo emblematico: “I punti in comune tra riforma costituzionale e programma del Pdl del 2013”. Sull’abolizione delle province,sullo snellimento della procedura legislativa e sul superamento del bicameralismo paritario, in effetti, si ritrovano molte somiglianze tra le due proposte e anche questo sta influendo sull’indecisione di un elettorato sempre più spaesato tra il partito riformista degli anni al governo e quello duro e puro guidato da Brunetta.

brunetta renato

Salvini: non credo al No di Forza Italia

Gli alleati però non credono molto all’impegno di Forza Italia, e quindi di Berlusconi, per il “No” al referendum. Basti pensare che, sia il Presidente di Mediaset Fedele Confalonieri sia Gianni Letta sono schierati per il Sì. Così, Matteo Salvini continua ad avere molte perplessità. “Noi non ce ne stiamo accorgendo di questo No – ha dichiarato il segretario del Carroccio al Corriere della Sera –. Il presidente di Mediaset vota Sì e lo dice. Il banchiere di fiducia vota Sì. E, fatta salva la differenza tra partito e azienda, direi che le reti Mediaset stiano facendo, quanto a filorenzismo, la concorrenza alla Rai”. “I sindaci di Forza Italia hanno contribuito a eleggere a presidente dell’Anci un ultrarenziano come il sindaco di Bari Antonio Decaro – continua Salvini –, in Europa gli azzurri votano due volte su tre con Renzi e il Presidente dei Comitati del No (Renato Schifani, ndr) ha votato tutte e quattro le volte per il Sì”. L’accusa della Lega è chiara: il “No” di Berlusconi è solo di facciata e il partito (e l’azienda) continuano ad essere “filogovernativi” pur rimanendo all’opposizione. Gli unici esponenti di peso che stanno facendo campagna attiva e tenace per il “No” sono Renato Brunetta e Giovanni Toti. Un po’ poco per un partito che vuole tornare ad essere un’opposizione credibile allo strapotere renziano.

@salvini_giacomo

L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
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