Beppe Sala: “A Milano una moschea entro due anni”
L’annuncio è stato dato a margine del consiglio comunale straordinario, indetto nel tardo pomeriggio di ieri, voluto per cercare una soluzione all’annosa questione che lega l’Islam, la libertà di culto, dunque i luoghi ad essa collegati, alla città di Milano. Il sindaco del capoluogo lombardo, Giuseppe Sala, ha ripreso in mano le tempistiche del bando per la costruzione di una moschea all’interno delle aree urbane pubbliche, ordinanza ereditata dalla gestione di Giuliano Pisapia, allargandone le maglie anche alle aree private. “Vorremmo individuare le aree e poi si faccia avanti chi è in grado di investire”. Il primo cittadino ha scandito una tabella di marcia specifica per il completamento della prima moschea meneghina definendo “realistica”, la cronologia di “un paio d’anni”.
La Legge Regionale “anti-moschee”
I piani dell’Amministrazione comunale dovranno tuttavia fare i conti con la Legge Regionale numero 2 attiva dal 2015, legge definita “anti-moschee”. La normativa in questione, dichiarata in parte incostituzionale dalla Consulta e poi successivamente riveduta e corretta, impone ad ogni programma di costruzione relativo ad un luogo di culto non soltanto un comprovato e certo profilo edilizio ed economico del progetto, il cosiddetto Piano di governo del territorio, ma anche l’integrazione di un peculiare PAR (Piano delle Attrezzature Religiose) “che determini per ciascuna area selezionata i requisiti necessari per poter istituire un luogo di culto”. Una prassi, quest’ultima, lenta e farraginosa che già all’epoca di Pisapia, bloccò del tutto il proponimento d’edificazione. L’Islam, a Milano, gode della più grande comunità italiana senza un luogo di culto deputato alla professione della fede.
Contestualmente alla scelta delle zone d’intervento, siano esse aree pubbliche o private, l’altra grande questione riguarda i fondi strutturali per la realizzazione dei lavori. Il primo cittadino ha sottolineato la centralità della trasparenza e della correttezza: “Chi è in grado di investire dovrà farlo dando però contezza dei soldi”. Alcune società che avevano partecipato al primo procedimento di gara nel 2015 non erano state in grado di certificare a dovere il percorso dei finanziamenti.
L’Islam, la Chiesa Evangelica, il territorio
In questi anni, non soltanto l’Islam ed i suoi collegi sono stati al centro del dibattito pubblico. L’ostracismo sociale nel territorio milanese ha colpito anche la Chiesa Evangelica, creando un vero e proprio fenomeno urbano generalizzato. Dal 2013 ad oggi sono state smantellate 26 delle 500 chiese evangeliche presenti nel contado lombardo con un incremento significativo dopo l’approvazione della legge regionale di cui sopra. Preoccupata, in tal proposito, la testimonianza di Riccardo Tocco presidente della Coen (Conferenza Evangelica Nazionale): “La Chiesa Evangelica Etiope di Via Manzotti, a Milano, un mese fa è stata cacciata via da un locale che è di sua proprietà e sul quale stanno ancora pagando un mutuo. Il motivo? Manca la Destinazione d’uso, il documento che attesta che si tratta di un luogo religioso e definisce quali sono i criteri che deve rispettare, una carta che si ottiene in tempi molto lunghi, tanto che molte organizzazioni religiose, nel frattempo, creano la loro comunità e poi pian piano portano avanti la richiesta del documento”.
Riccardo Piazza