La crisi dell’economia della Finlandia è destinata a durare. Nel primo trimestre di quest’anno il Pil del paese si è contratto dello 0,4 per cento: è l’ottavo trimestre consecutivo in negativo, una recessione del genere non si vedeva da oltre vent’anni. Nel 2012 il Pil di Helsinki ha lasciato per strada l’1 per cento, nel 2013 la flessione è stata dell’1,4.
Dietro questo stallo ci sono aspetti su cui Helsinki discute ormai da un paio d’anni. Primo fattore: la crisi del comparto tecnologico, un tempo trainato dalla Nokia. Anche l’industria della carta non se la passa bene. Ma in difficoltà ci sono anche l’agricoltura, l’edilizia, la pesca: tutti con il segno meno.
Pesano anche la fiacchezza dei consumi privati, il calo delle esportazioni e degli investimenti, il debito pubblico che continua a salire. Ad aprile la disoccupazione ha toccato il 9 per cento.
In un quadro del genere, è improbabile che si avveri la previsione del governo che sperava di far virare in territorio positivo il Pil della Finlandia entro quest’anno. Secondo la Nordea Bank, invece, l’economia si contrarrà di mezzo punto. Altre proiezioni dicono che il Prodotto interno lordo della Finlandia rimarrà piatto. Vada come vada, per avere buone notizie bisognerà aspettare.
Segnali di ripresa potrebbero arrivare nel 2015, anno in cui la Banca centrale di Helsinki si aspetta un +1,4 per cento molto vicino all’1,5 previsto per il 2016: merito soprattutto della situazione europea in via di miglioramento. Le esportazioni di prodotti finlandesi riprenderanno ritmo e questo stimolerà anche gli investimenti e i consumi privati.
Tutt’altra atmosfera in Norvegia, dove per le strade tira un vento di ottimismo. Un norvegese su tre si aspetta di migliorare la propria situazione economica nel prossimo anno. Punti di forza come i bassi tassi di interesse e una spesa pubblica sotto controllo spingono la gente a guardare al futuro senza paura.
I più positivi sono i giovani e quelli con salari medio-bassi, mentre gli over 40 ritengono che la loro situazione non cambierà poi molto. E di questi tempi, anche questa è una buona notizia.