Il Movimento 5 Stelle ci riprova: obiettivo, abbassare l’indennità parlamentare. Stavolta, addirittura, dimezzarla: da 5.000 euro netti a 5.000 lordi. E Grillo invita a prendere i posti presso le tribune, per assistere, dice lui, al ‘no’ dei parlamentari Pd.
E’ la decima volta (otto volte con odg alla Finanziaria e due volte con emendamenti alla riforma Boschi-Renzi) che i parlamentari pentastellati provano ad inserire un taglio delle indennità parlamentari, senza successo tuttavia. Celebre la ‘giustificazione’ del capogruppo dem, Ettore Rosato: “siamo consapevoli che la politica ha un costo, che gli stipendi dei parlamentari sono più alti della media italiana, che questo accade in tutti i Paesi, che c’è una ragione perché questo accade e vale per tutti quelli che siedono in questi banchi”. Ora il M5S ci riprova tramite disegno di legge, in arrivo a Montecitorio il 24 ottobre. Senza passaggio in Commissione Affari costituzionali, direttamente in aula.
Il testo prevedrebbe, oltre alla riduzione dell’indennità parlamentare a 5.000 euro lordi (risparmio aggirabile sui 61 milioni di euro), anche un taglio alla diaria (alloggi), alle utenze telefoniche e ai viaggi (calcolabile sui 26 milioni). Poi si teorizzerebbe addirittura una stretta sul Trattamento di Fine Rapporto di onorevoli e senatori. Un testo che, secondo Beppe Grillo, il Pd non appoggerà minimamente, ma correrà ai ripari per cancellarlo. Il leader del M5S tuona dal blog. Dopo aver invitato i suoi followers a recarsi alla Camera per vedere come voterà il Pd, Grillo ha scritto: “considerato come il Pd pone in maniera del tutto centrale il tema del taglio ai costi della politica, tanto da farne punto prioritario della loro propaganda referendaria, siamo sicuri, per un minimo di logica, ma proprio poca poca logica, che il Pd voterà a favore di questo provvedimento. Uno spettacolo del genere merita di essere visto in diretta”, provocatoriamente.
Meno sarcastica, ma più dura la prima firmataria della proposta pentastellata, la deputata Roberta Lombardi: “la casta è compatta contro i tagli degli stipendi. I parlamentari sono sempre pronti ad approvare leggi che mettono le mani nelle tasche dei cittadini ma quando, invece, si chiede di mettere le mani nelle loro tasche fanno spallucce e voltano le spalle. Il loro gioco è chiaro lunedì prossimo tenteranno di rimandare il testo in commissione e di rinviare il tutto alle calende greche, magari dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre”. Ancora muro contro muro. Il nuovo, ennesimo scontro fra Pd e M5S.
Daniele Errera