Corte Penale Internazionale: cosa sta succedendo in Africa?
La Corte penale internazionale (ICC) è tra i principali tribunali di giustizia internazionale, non facente parte all’Organizzazione delle Nazioni Unite e con sede all’Aja. La Corte ha la funzione di giudizio di singoli, sia Stati che individui, accusati di aver commesso i più efferati crimini internazionali i quali sono individuati nel suo Statuto che corrisponde al trattato istitutivo adottato dalla conferenza internazionale di Roma nel 1998 ed entrato in vigore nel 2002: crimine di genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità ed infine il crimine di aggressione. L’organo interviene solo quando lo Stato non riesce, attraverso i suoi tribunali, a perseguire il crimine e soprattutto solo verso quegli Stati che aderiscono allo statuto della Corte. I casi più importanti sottoposti al giudizio del tribunale internazionale sono il genocidio in Uganda e Repubblica Democratica del Congo e, tra gli Stati non aderenti, il caso del conflitto in Darfur (posto dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu). Ultimamente proprio con alcuni paesi del continente africano i rapporti non sono dei migliori.
Corte Penale Internazionale: cosa sta succedendo in Africa?
Lo scorso 12 ottobre i parlamentari del Burundi hanno votato per lasciare la Corte: infatti il paese sta vivendo un periodo di tensioni con la comunità internazionale a seguito della terza candidatura del presidente Nkurunziza che ha sfruttato una controversia interpretazione della Costituzione e che ha scatenato non pochi disordini. Il Sudafrica, invece, ha minacciato di lasciare la Corte dopo che la stessa ha criticato il paese per non aver arrestato il Presidente del Sudan Omar Al Bashir, sul quale pendono due mandati di arresto nel 2009 e 2010 per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio nel conflitto del Darfur e che si trovava ospite in una riunione a Johannesburg tra i capi di Stato dei paesi dell’Unione Africana .
Il paese africano si ritiene tra le vittime di una sorta di risentimento della Corte nei confronti dell’intero continente. A detta dei giuristi internazionali nessun paese può lasciare la Corte senza che prima il proprio parlamento lo abbia ratificato: da questo momento in poi dovrà passare un anno per l’avvenuta uscita come pronunciato dallo Statuto di Roma del 1998. Ricordiamo che non vi hanno aderito Stati come Cina, India e Indonesia mentre Stati Uniti e Russia hanno stipulato il trattato di costituzione del tribunale ma non lo hanno ancora ratificato.
Michele Mastrulli