Riforma Titolo V, Lorenzin: la fine dei contenziosi tra Stato e regioni
Riforma Titolo V, Lorenzin: la fine dei contenziosi tra Stato e regioni
“La modifica del Titolo V della Costituzione è importantissima ed è molto significativa per le vite delle persone”, a dirlo è stato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, a margine di una conferenza stampa che ha concluso oggi gli incontri organizzati da Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi regionali sanitari. In caso di vittoria del Sì, infatti, verrebbe modificato articolo 137 della Costituzione, che riguarda le competenze tra Stato e regioni.
Riforma del Titolo V: la fine dei “litigi” (in teoria)
“Forse per molti è difficile capire il funzionamento tecnico tra Camera e Senato, – ha continuato il ministro – il Titolo V invece viene vissuto dalla gente quotidianamente, soprattutto per la parte sociale e sanitaria”. Il nuovo testo dovrebbe, in teoria, mettere un po’ di ordine tra Stato e regioni definendo in materia piuttosto rigida le rispettive competenze. Dopo la riforma costituzionale del 2001 voluta dal governo Amato e confermata da un referendum popolare, la riforma Boschi compie una netta virata centralista.
“Dal 2001 in poi ci sono stati numerosi contenziosi per quanto riguarda le norme concorrenti. Pensiamo quante leggi che riguardavano il sociale e la salute sono state impugnate. Con il nuovo testo – ha dichiarato il ministro – la materia non è più concorrente ma esclusiva: la funzione organizzativa è in mano alle Regioni e le norme generali per la salute, il sociale e la sicurezza alimentare in mano allo Stato. Si potrà ad esempio decidere un unico modello di piani diagnostici terapeutici da applicare in tutto il territorio. Il paziente ha lo stesso tipo di protocollo di cura in tutte le regioni. Oggi addirittura assistiamo a singole regioni in cui le aziende hanno Pdta (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) diverse in Asl diverse. Immaginiamoci l’autismo o la neuropsichiatria, temi caldissimi per cui essere in un territorio piuttosto che in un altro oggi dà diritto a terapie diverse. Un altro esempio concreto e’ l’accreditamento: oggi ognuno fa accreditamento con norme diverse, ci potrebbe essere un unico modello valido per tutti”.
Secondo il ministro, dunque, le Stato e le regioni smetteranno di “litigare” e di rivolgersi alla Corte costituzionale perché sciolga i problemi di competenza. In realtà, in materia sanitaria il nuovo testo non è poi così chiaro. Lo Stato è competente a legiferare solo in ordine alle “disposizioni generali e comuni”. Una formula che potrebbe lasciare una porta spalancata per nuovi scontri in materia di competenza.
Riforma Titolo V, Lorenzin: la fine dei contenziosi tra Stato e regioni
Abbiamo sprecato una occasione. Se nelle intenzione del governo Amato la riforma costituzionale del 2001 doveva avvicinare le amministrazioni ai cittadini, di fatto si è rivelata un buco nero capace di ingurgitare i soldi dei contribuenti. L’esperimento federalista si è rivelato fallimentare. Dando campo libero alle regioni, infatti, si sono sperperati i soldi pubblici senza doversi preoccupare delle conseguenze. E in molti casi lo Stato aiuta direttamente le regioni, prelevando il denaro dalla fiscalità generale per ripianare le perdite di una sola regione. Di conseguenza, il cittadino non ha nessun interesse a punire la cattiva amministrazione. In questi ultimi quindici anni non siamo stati capaci di sfruttare uno strumento potente e la riforma Boschi è la giusta risposta a una pessima classe dirigente locale. Rimane un unico dubbio. Perché non dividere in più quesiti il referendum? Perché dover accorpare (e semplificare) in un’unica domanda argomenti così diversi tra loro?