Elezioni Islanda: tra Partito Pirata, Panama Papers e Ue
Elezioni Islanda: tra Partito Pirata, Panama Papers e Ue
Gli elettori islandesi oggi sono chiamati alle urne per rinnovare il parlamento nazionale, l’Althing, forse la camera rappresentativa più antica del mondo. La tornata si svolge con 6 mesi di anticipo rispetto a quanto previsto. Nell’aprile del 2016, l’ormai ex primo ministro Sigmundur David Gunnlangson è stato costretto a rassegnare le proprie dimissioni a causa dell’indignazione popolare seguita al suo coinvolgimento nello scandalo dei “Panama Papers“. Sull’onda lunga delle proteste di qualche mese fa, il Partito Pirata, una formazione anti-establishment guidata dalla poetessa Birgitta Jonsdottir, potrebbe conquistare uno storico risultato. D’altra parte, i partiti al governo hanno un asso nella manica: la crescita dell’economia islandese quest’anno potrebbe raggiungere il 4,3%.
Elezioni Islanda: tra Partito Pirata, Panama Papers e Ue
Secondo l’ultimo sondaggio condotto dall’Università islandese di Scienze Sociali per il Morgunblaðið e pubblicato nella giornata di ieri, il Partito dell’Indipendenza (centrodestra euroscettico) attualmente al governo potrebbe raccogliere il 22,5%, conquistando 16 deputati. Alle sue spalle il Partito Pirata, che potrebbe raccogliere il 21% de consensi, arrivando a quota 14 seggi. Secondo la stessa rilevazione, il Movimento Verde prenderebbe il 17% (11 parlamentari), invece, il partito Riforma e il Partito Progressista si attesterebbero rispettivamente intorno all’11 e al 10% (7 deputati ciascuno). Arriverebbero intorno al 6-7% sia Futuro Luminoso che l’Alleanza Socialdemocratica (4 parlamentari per entrambi).
Se queste proiezioni venissero confermate dal voto, la coalizione formata da Partito dell’Indipendenza e Partito Progressista perderebbe la maggioranza e dovrebbe cercare un altro partner per governare, mentre le 4 forze attualmente all’opposizione (Partito Pirata, Movimento Verde, Futuro Luminoso e Alleanza Socialdemocratica) avrebbero 33 deputati, un numero sufficiente per formare un esecutivo. L’ago della bilancia sarà probabilmente il partito Riforma (Viðreisn), nato da una costola del Partito dell’Indipendenza in polemica con la decisione di non appoggiare un referendum sull’adesione all’Ue. Alla fine, la questione europea potrebbe essere messa da parte per evitare l’avanzata del Partito Pirata.