La sortita del ministro Alfano sull’ipotesi di un rinvio del referendum costituzionale del 4 dicembre è stata letta dalle opposizioni come un tentativo da parte del premier Renzi di sondare gli umori delle forze politiche circa un possibile slittamento del voto. Tentativo che è funzionato a metà.
Le opposizioni non hanno alcun interesse a posticipare il referendum soprattutto dopo che la maggior parte dei sondaggi dà il No in vantaggio sul Sì.
Il rischio di subire una scottante sconfitta il prossimo 4 dicembre non viene tenuto in considerazione a Palazzo Chigi. Ma un piano B, scrive oggi La Stampa, sarebbe già pronto.
Ecco lo scenario in caso vincessero i No: lui si dimetterebbe, ma potrebbe accettare un’eventuale offerta di reincarico da Mattarella. «Ma se pure accettasse questo sbocco, vorrebbe andare a votare al più presto». Tradotto, non prima di giugno, forse a ottobre, per vari motivi: il premier gestirebbe in prima persona la sfida con l’Europa e l’anniversario dei trattati di Roma, che sarà ospitato a marzo nella capitale, ma anche il G7 di maggio a Taormina. E questo lasso di tempo servirebbe al Parlamento per l’arduo compito di trovare una maggioranza utile a varare una legge elettorale che stia bene a tutti, uniforme per Camera e Senato (a quel punto ancora in vita). Solo a quel punto si potrebbe al più presto convocare le urne, non oltre il 2017 dunque.
Referendum costituzionale e legge elettorale: destini incrociati
La modifica della legge elettorale è un altro dei temi cardini di questi giorni ed è strettamente legato al referendum costituzionale. Il Corriere della Sera ha rivelato che un eventuale slittamento del voto avrebbe come naturale conseguenza la modifica dell’Italicum in chiave proporzionale. Modifica che sarebbe accolta con favore da Forza Italia.
Se la consultazione fissata per il 4 dicembre slittasse in primavera, infatti, il Parlamento utilizzerebbe i prossimi mesi per cambiare l’Italicum. E siccome il rinvio del referendum non potrebbe che essere frutto di un accordo, è altrettanto chiaro che le modifiche al modello di voto farebbero parte dell’accordo. Verrebbe così cancellato quel «combinato disposto» tra riforma costituzionale e sistema elettorale che Berlusconi contesta a Renzi, quel timore dell’«uomo solo al comando» che lo ha indotto a schierarsi con il fronte del No. Seppellito l’Italicum, in un ritrovato Nazareno, il Cavaliere potrebbe seppellire l’ascia di guerra referendaria. Sarebbe una mossa che sposterebbe gli equilibri a favore del Sì. E ridisegnerebbe la geografia politica nazionale. me e lui nessun problema».
Referendum costituzionale, rinvio (im)possibile?
Ad oggi però siamo sono nel campo delle ipotesi. Un eventuale slittamento non è in programma a meno che la Consulta non decida di accogliere il ricorso presentato dall’ex presidente della Corte costituzionale, Valerio Onida. La decisione, scrive Il Fatto Quotidiano, potrebbe arrivare non prima di 10 giorni.
Per quanto riguarda la legge elettorale il premier ha detto di essere pronto a modifiche ed ha istituito una commissione Pd apposita di cui fa parte anche Gianni Cuperlo, in quota minoranza dem. Un’intesa viene però giudicata ancora “lontana” da parte dei bersaniani.