A un mese esatto dal referendum costituzionale cresce ancora il vantaggio del “No” che, dopo una lieve flessione registrata la scorsa settimana, si porta a quasi quattro punti di vantaggio sul “Sì”. A fotografare la nuova situazione è il sondaggio di Index Research realizzato per il programma di La 7 Piazza Pulita. Ad oggi, secondo la rilevazione, voterebbe “No” il 51,8% degli italiani (+0,5% rispetto alla scorsa settimana) contro il 48,2% dei favorevoli (-0,2%). I dati di Index sono abbastanza in linea con gli altri istituti demoscopici che nelle ultime settimane hanno rilevato un vantaggio piuttosto netto del “No” al referendum costituzionale di dicembre. Questo, naturalmente, non significa che il “Sì” non possa rimontare anche perché gli indecisi oscillano ancora intorno al 20% dell’elettorato.
Referendum costituzionale, la rimonta del “No” iniziata ad aprile
Il trend degli ultimi due mesi rimane comunque invariato. Il “No” da settembre ad oggi è sempre rimasto in vantaggio, guadagnando mezzo punto percentuale sul “Sì” che non ha mai superato la soglia del 49%. Se allarghiamo lo sguardo ad un periodo più ampio, febbraio-ottobre, invece notiamo come la rimonta e il sorpasso dei contrari alla riforma sia avvenuta in primavera-estate (tra aprile e agosto), ossia proprio all’inizio della campagna referendaria. Molti osservatori addebitano questo capovolgimento di fronte all’errore – così lo ha definito lo stesso Renzi – di personalizzare il referendum costituzionale da parte del premier. E, nonostante la successiva marcia indietro, sembra davvero difficile immaginare che una vittoria del “No” non porti alle dimissioni immediate del Presidente del Consiglio.
Gli scenari di vittoria del “No”
Secondo un retroscena pubblicato ieri da la Stampa, in caso di vittoria del “No”, si fa sempre più strada l’ipotesi di un nuovo incarico affidato dal Presidente della Repubblica al premier uscente per trovare l’intesa su una nuova legge elettorale (l’Italicum vale solo per la Camera) e partecipare da protagonista ai 60 anni del Trattato di Roma e al G7 di Taormina. Poi, scrive ancora il quotidiano torinese, si andrà a nuove elezioni. Per ora, comunque, Renzi non pensa al “post-referendum” e sta concentrando tutte le sue energie sulla campagna referendaria che nell’ultimo mese potrebbe regalarci altre sorprese.