La crescita dell’Eurozona è deludente – PIL in crescita di solo 0,2 punti di percentuale nel primo trimestre 2013 e disoccupazione ancora alta – Italia compresa. La Bce intende intervenire, anche con misure non convenzionali – già a fine Aprile Draghi ha mostrato questa intenzione – per far ripartire l’inflazione e allontanare il pericolo della deflazione: pronte delle misure di alleggerimento monetario.
Draghi, in pratica, se l’ultimo taglio dei tassi d’inflazione (indicano il valore del “potere d’acquisto” di una moneta) e l’immissione di credito nel sistema economico europeo non dovessero bastare a limitare i rischi connessi a un prolungato periodo d’inflazione, si prepara a sfidare i tedeschi e a varare delle procedure di “quantitative easing” cioè creazione di moneta da parte della Banca Centrale e iniezione nel sistema attraverso operazioni di “mercato aperto” cioè quello dei “titoli di stato”, insomma, vaste operazioni di acquisto di “titoli di stato”.
La Bce interverrà molto probabilmente attraverso l’acquisto di attività cartolarizzate, in pratica si risarciscono operatori economici in perdita, in modo da “riportare il tasso d’inflazione al 2%” e, dunque, permettere agli istituti di credito, che dovrebbero disporre a questo punto della liquidità necessaria, di finanziare l’economia reale. La salvezza dell’euro – come Draghi ha annunciato una settimana fa – passa attraverso un rifinanziamento a lungo termine del sistema bancario.
Capitolo a parte per quanto riguarda l’Italia: buoni risultati sono arrivati dal risanamento dei conti pubblici, adesso bisogna imprimere un andamento costante alla diminuzione del debito rispetto al prodotto interno lordo, tuttavia, la Bce sottolinea come Roma abbia rinviato il pareggio di bilancio strutturale dal 2014 al 2016 e quest’anno l’intervento pianificato “è inferiore ai requisiti stabiliti” dagli obiettivi europei, mentre “sarebbe sostanzialmente conforme” nel 2015. La Bce sottolinea come la Commissione Ue ritenga necessario per i conti pubblici italiani una correzione dello 0,7% del Pil annuo nei prossimi due anni.
Preoccupa anche il calare del reddito delle famiglie italiane, si è protratto dal 2009 al primo trimestre 2013, anche se è in via di stabilizzazione, e “in termini reali” è diventato “positivo nel quarto trimestre del 2013, e ciò per la prima volta dalla fine del 2011″ per “un rallentamento significativo del calo dell’occupazione e da un aumento dei salari nominali”.
Guglielmo Sano