Arrestato Mikel Irastorza, l’ultimo capo di Eta
E’ stato arrestato questa mattina in Francia Mikel Irastorza, l’ultimo capo di Eta. L’arresto è avvenuto a Ascain, nei Paesi Baschi francesi, e ha visto la collaborazione di polizia spagnola e francese. Insieme a lui, è stata arrestata anche la coppia che lo ospitava.
ETA: il fallimento delle trattative con il governo francese
Irastorza assunse la direzione di Eta, dopo la cattura de David Pla e Iratxe Sorzabal. E’ passato un anno da quando il gruppo ha annunciato la fine delle violenze e ha chiesto al governo francese di aprire delle trattative per la negoziazione. Per los etarras il presidente francese François Hollande è ritenuto un interlocutore più recettivo rispetto al suo predecessore Nicolas Sarkozy. E considerando gli ultimi scivoloni politici di Hollande – alle prese con le deficienze della sua intelligence e una biografia che ha ulteriormente danneggiato la sua immagine – Eta aveva deciso di accelerare le trattative.
L’obiettivo di Irastorza – diventato capo quasi per necessità – era far uscire dall’isolamento il gruppo. Di fatto il Ministero di Giustizia francese aveva avviato già le trattative per arrivare a una soluzione condivisa. Ciò fece infuriare i parenti delle vittime. I terroristi erano disposti a rivelare un loro nascondiglio. Prima che ciò accadesse, però, lo scorso ottobre la Polizia francese era riuscita autonomamente a scoprire il covo nella località francese di Carlepot. Nel covo si rinvennero 145 armi da fuoco. Un ritrovamento che, di fatto, segnò la fine delle trattative con il governo francese.
ETA: la reazione del ministro dell’Interno spagnolo
A pochi giorni dal suo insediamento il ministro dell’Interno del nuovo governo ha ottenuto il suo primo successo. “Questo arresto rappresenta la perdita della leadership nell’organizzazione. Di fatto si tratta dell’eliminazione della persona incaricata a gestire l’arsenale che Eta ha ancora in suo possesso” – spiega il ministro Juan Ignacio Zoido Álvarez. Con l’arresto di questa mattina, infatti, sale a sette il numero dei capi finiti in manette dopo la fine dell’attività armata. “Con la sua detenzione Eta si è indebolita ulteriormente, perdendo nuovamente il suo punto di riferimento dopo solo un anno. E’ difficile che la banda terroristica riesca a conseguire anche uno dei suoi obiettivi”- ha poi concluso.