Referendum costituzionale: quante volte è cambiata la Costituzione dal 1948?
Cambiare la Costituzione sembra un tabù. Si ha sempre il timore di sbagliare. Sono serviti quasi due anni di lavori all’Assemblea Costituente per redigere, con una ampia maggioranza, il documento fondamentale della Repubblica. Ma veniamo all’attualità. Anche per la riforma Boschi sono serviti 2 anni di discussione e sei passaggi in Parlamento prima di affrontare la prova delle urne. Ieri dal palco delle Leopolda di Firenze il premier Matto Renzi ha ancora una volta ribadito la bontà della sua riforma. O dentro o fuori. Non ci sono alternative. Ma dal 1948 a oggi, quante volte abbiamo cambiato la nostra carta fondamentale? E in che modo?
Referendum costituzionale: quante volte è cambiata la Costituzione dal 1948?
L’Iter per cambiare la Costituzione, regolato dall’articolo 138, è volutamente lungo, così da permettere una adeguata discussione in aula. Tra il 1948 e il 1998 le leggi che hanno modificato la Costituzione sono state 7, nei 18 anni successivi sono state invece ben 9. A che cosa è dovuto questa accelerazione? In questi ultimi anni si può riscontrare un cambio di strategia politica. Si è passati, infatti, dalle cosiddette bicamerali, organi composti da senatori e deputati, a riforme “a colpi di maggioranza”.
Tempo di bicamerali
La prima bicamerale nacque nel 1983 ed era presieduta dal deputato Aldo Bozzo. La relazione finale della Commissione prevedeva la revisione di 44 articoli. Nonostante la buona volontà e le 50 sedute non si riuscì a trasformare la relazione in una proposta di legge a causa delle numerose divergenze. Nel 1992 ci fu un secondo tentativo. Ma la commissione presieduta da Ciriaco De Mita e poi da Nilde Iotti naufragò a causa della conclusione anticipata della legislatura. L’ultima bicamerale fu tentata da Massimo D’Alema nel 1997. La proposta arrivò in Parlamento, ma anche in questo caso erano troppe le divergenze in aula. Dopo quest’ultimo tentativo, il governo decise di prendere l’iniziativa e di approvare le riforme a colpi di maggioranza.
C’è però da aggiungere che le 16 riforme dal Parlamento non sono stati cambiamenti così corposi come quelli proposti dalle bicamerali. Fra le più importanti è doveroso ricordare la riforma del Titolo V del 2001 e l’introduzione del pareggio di bilancio proposta del governo di Mario Monti nel 2012.
Come sono andati le precedenti consultazioni popolari?
Il popolo italiano è stato chiamato ad esprimersi su una riforma costituzionale solo in due occasioni. Nel 2001 e nel 2006. Nel primo caso gli italiani approvarono la riforma, nel secondo caso hanno deciso di respingerla. Infine, un’analogia tra passato e presente è la forte instabilità politica. Nel 2006 governo e Parlamento erano cambiati prima del referendum e si può dire lo stesso per il 2016. In questi ultimi due anni, infatti, il parlamento ha subito spaccature e molti cambi rispetto alle ultime politiche.
Questione di affluenza
Due casi sono pochi per poter cercare delle analogia che possano indicarci delle tendenze di voto per il referendum del 4 dicembre. Nel 2001 l’affluenza era stata sono del 34, 05% (con una larga vittoria del Sì), mentre nel 2006 aveva votato oltre oltre il 6o% dei cittadini (e aveva prevalso il No). In questo secondo caso, però, la riforma proposta da Berlusconi era molto più ampia e coinvolgeva numerosi aspetti (la trasformazione del Senato in Senato regionale, il cosiddetto “premierato forte” e la devoluzione del potere alle regioni). Ed è probabile che molti gli italiani non diserteranno le urne. Almeno l’estenuate dibattito sul referendum sarà servito a riportare i cittadini a votare.