Renzi da Minoli: “L’Europa deve scommettere sulla crescita”
“Mi sono stancato, e come me tanti italiani, di avere un’Europa che ci spiega che cosa fare. L’Europa ora deve tornare a puntare sulla crescita. Io credo nell’Europa e sono un europeista: proprio per questo voglio sia l’Italia a dire la propria” e ribadendo il ruolo centrale del nostro Paese all’interno della nuova costituente di frontiera comunitaria a 27 “o meglio 27 Stati e mezzo”, postula un nuova sfida geo-strategica, ovvero quella relativa ai Balcani. La grande polveriera mai completamente sopita dagli anni ’90 in qua. Matteo Renzi è forse un po’ provato, ma di certo determinato, mentre le telecamere si accendono sulle reti di La7, all’interno della cornice del programma Faccia a Faccia condotto da Giovanni Minoli. Dopo una sintetica biografia d’autore, il presidente del Consiglio ha risposto colpo su colpo all’incalzante quanto veloce confronto diretto non lesinando naturalmente di approfondire il prossimo passaggio referendario di dicembre.
Renzi: “Non si vota sulla legge elettorale, ma sul Referendum”
A margine della movimentata kermesse della Leopolda, Renzi ha tenuto a scindere i piani politici del discorso: “Gli italiani debbono avere ben chiaro che a dicembre non si vota sulla legge elettorale, si vota sul Referendum”. Alla precisa domanda di Minoli, inerente possibili rimpasti di Governo qualora dovesse imporsi il “No”, il segretario-premier si è dimostrato categorico escludendo ogni possibilità e definendo l’ipotesi “non all’ordine del giorno”. Circa l’Italicum e la recente commistione d’intenti raggiunta con le modifiche approvate di concerto con parte della minoranza interna del Pd (abolizione del doppio turno e ritorno ai collegi uninominali), Renzi ha lasciato trapelare delle perplessità di fondo: “Credo ancora che sia un errore eliminare il ballottaggio, ma penso sia più importante un sistema di governabilità”. Dopo aver fugato qualsiasi nuova versione del Patto del Nazareno è dunque arrivata una sollecitazione specifica diretta alle opposizioni, nella fattispecie a Silvio Berlusconi: “Dieci volte più bravo di me nella comunicazione perché con la promessa dei dieci milioni di posti di lavoro mai fatti c’ha campato dieci anni”. Sempre sul Referendum del 4 dicembre, il premier ha poi teorizzato una risoluzione risicata “nell’ordine del milione di voti”.
Renzi, l’Unione europea e gli Stati Uniti di Obama
Dopo un breve passaggio circa le strategie di controllo dell’immigrazione in sede comunitaria, Renzi ha ribadito un atteggiamento intransigente nei confronti dei consessi del Parlamento europeo, specialmente per ciò che concerne le gestioni collettive del bilancio comunitario: “Tutte le spese per la ricostruzione edilizia andranno fuori dal patto di stabilità. Su alcune cose non si scherza. Se loro continuano così noi mettiamo il veto sul bilancio”. In ultimo uno sguardo oltreoceano ha visto Renzi e Minoli riflettere sulle dinamiche geo-politiche degli Stati Uniti di Obama. Il premier si è definito un seguace del modello ermeneutico e della “narrazione obamiana” qualificando l’uscente presidente USA “gigante dei nostri tempi”, nonostante alcuni errori di valutazione del rischio militare nella campagna libica del 2011.
Riccardo Piazza