Legge di Bilancio: continua lo scontro tra Renzi e Juncker
La contesa non sembra voler tramontare e le stoccate di fioretto scandiscono un dialogo irto, spigoloso, ai limiti del sopportabile. In merito alla presentazione da parte italiana del Documento programmatico di previsione macroeconomica, parte integrante dell’annesso schema di legge di Bilancio per il prossimo 2017, nonché alle ultime dichiarazioni piccate del presidente della Commissione Europea Juncker in risposta alle rivendicazioni economiche di Roma, quel “me ne frego” che nel Belpaese di certo ricorda altro, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha ieri colto l’inasprimento esacerbante della dialettica, palesandone i pericoli su Twitter: “Va bene discutere, ma certi limiti non vanno oltrepassati. Da nessuno”.
Legge di Bilancio: continua lo scontro tra Renzi e Juncker
Il nodo del contendere riguarda ancora una volta quella frazione tanto cara agli Uffici economici e monetari di Bruxelles. Stiamo parlando del Deficit strutturale in rapporto al Prodotto interno lordo che la disciplina europea, secondo i dettami del Fiscal compact, prevede al di sotto del 3 per cento. A seguito della lettera di ammonimenti sulle previsioni di lungo termine, la Commissione aveva già lasciato trasparire qualche perplessità. Nello specifico, si chiedeva il rispetto dell’obiettivo, considerato vitale e non più rinviabile, del pareggio di bilancio ad oggi previsto per il 2018.
In tal senso, le ultime dichiarazioni di Juncker, intervenuto presso l’Assemblea del sindacato europeo (Etuc), sono state emblematiche: “Ci avevano promesso di arrivare a un deficit dell’1,7% nel 2017 e ora ci propongono un deficit del 2,4% a causa dei terremoti e dei rifugiati, mentre il costo si riduce allo 0,1%”. Secondo i vertici europei tali cifre d’emergenza non rappresenterebbero un orizzonte di buon senso. Il plenum comunitario preferirebbe dunque un utilizzo più pragmatico dei fondi già a disposizione (19 miliardi di flessibilità già contabilizzati per l’anno fiscale 2016). Il commissario agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici ha annunciato un nuovo incontro con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, al fine di reperire un riavvicinamento strategico delle posizioni concernente l’impianto di lungo termine della prossima legge di Bilancio.
A stretto giro sono arrivate le repliche del presidente del Consiglio Renzi il quale ha evocato la “stabilità delle scuole” quale necessità primaria e trascendente ogni tipo di rigore: “Juncker dice che faccio polemica. Noi non facciamo polemica, non guardiamo in faccia nessuno. Perché una cosa è il rispetto delle regole, altro è che queste regole possano andare contro la stabilità delle scuole dei nostri figli. Si può discutere di investimenti per il futuro ma sull’edilizia scolastica non c’è possibilità di bloccarci. Se i funzionari di Bruxelles vogliono che spendiamo meno, facciano in modo che si rispettino gli impegni presi e vedranno che il bilancio dell’Italia migliorerà”.
La spada di Damocle è ben visibile ed è sotto gli occhi di tutti. L’Italia chiede di aumentare il disavanzo di 6,4 miliardi di euro, pari allo 0,4 per cento, e di escludere tale ammontare dal fardello del Deficit. Dall’altra parte, il Documento programmatico e la legge di Bilancio mostrano però una idiosincrasia evidente, al ribasso, tra cifre presentate per le calamità legate al terremoto ed alla gestione dei migranti e richieste avanzante dal nostro Governo. Dubbi circa l’eventuale rafforzamento delle coperture e della flessibilità già accordata sono stati espressi anche dall’Ufficio parlamentare di bilancio nonché dalla Corte dei conti.
Riccardo Piazza