Come cambia l’occupazione nelle regioni italiane, la mappa
Dal 2008 ad oggi c’è stata una devastante recessione in Italia seguita da una flebile ripresa.
Dal punto di vista occupazionale ci sono stati meno traumi che in altri Paesi come Grecia e Spagna. In parte perchè già soffrivamo di un basso tasso di occupazione, in parte perchè l’ulteriore calo e stagnazione della produttività ha compensato quello del PIL. Di fatto sono rimaste al lavoro molte persone a produttività bassa, riversando le conseguenze sui bassi stipendi degli ultimi entrati nel mondo del lavoro, i giovani.
Inoltre, fatto decisivo, grazie alla riforma Fornero sono rimasti al proprio posto molti più lavoratori anziani del previsto, e adesso è questo fenomeno che forma quasi tutta la crescita dell’occupazione che si sta verificando.
Ma cosa cambia da regione a regione? E come la crisi ha cambiato le secolari divisioni tra le diverse aree del Paese?
Ce lo dice una mappa pubblicata da Vividmaps
Occupazione nelle regioni italiane: dall’Alto Adige che segue il trend tedesco alla Calabria dove lavorano meno di 4 su 10
Il tasso di occupazione rispetto al periodo pre-crisi è più bassa solo del 1,2%, nulla al confronto del crollo avvenuto in Grecia e Spagna, – 6,6% e -8%, ma il confronto è impietoso con la Germania, dove l’aumento è stato del 4,5%
Ma come si distribuisce il 57,7% italiano?
In testa c’è l’Alto Adige al 72,8%, con un aumento di più di 2 punti rispetto al 2008. Si nota il legame con l’economia austriaca e tedesca, che sono andate molto meglio.
Segue l’Emilia Romagna, al 68,8%, però in calo rispetto al 70,2% del 2008. Anche il Piemonte e Liguria al Nord perdono occupazione pur rimanendo ben sopra il 60%. Situazione immutata in Lombardia dove l’occupazione rimane alta al 66,9%. Un punto perso invece in Veneto.
In Toscana invece come in Trentino Alto Adige occupazione in aumento a dispetto della crisi. Al contrario del calo molto netto nella vicina Umbria.
Anche la Basilicata vede una crescita occupazionale, ma qui ormai si va sulla soglia del 50%.
E in tutto il Sud si rimane al di sotto di quella soglia, ma i quadri più neri sono quelli di Calabria e Sicilia, dove si sta intorno al 40%, in calo di ben il 4% rispetto al 2008.
E’ piovuto sul bagnato insomma. il lavoro è mancato di più dove già ce n’era meno