Secondo le stime della Commissione Europea la crescita italiana del 2017 sarà inferiore, seppur di poco, rispetto a quella prevista dal Ministero dell’Economia. Si parla dei cosiddetti “zero virgola” tanto odiati dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ma tant’è: Bruxelles prevede una crescita dello 0,7% quest’anno (0,8% per il governo) mentre nel 2017 Pil italiano dovrebbe salire dello 0,9% rispetto alla soglia dell’1% prevista dal Mef. Negativi anche i dati sul rapporto deficit/Pil che rimarrà stabile nei prossimi due anni (2,4% ma la Commissione chiedeva di scendere sotto il 2%) e riprenderà a salire nel 2018 (2,5%). Sarà praticamente impossibile, quindi, raggiungere il pareggio di bilancio previsto per il 2019 e rinviato più volte negli ultimi anni. Anche il debito dovrebbe continuare a salire al 133% del Pil nel 2016 e al 133,1 nei due anni successivi, contro il 132,8 e il 132,2 % previsti in questo biennio dal governo.
“La ripresa della crescita italiana resta modesta – ha affermato il Commissario Europeo all’Economia, Pierre Moscovici –. Prevalgono limitazioni di natura finanziaria e l’incertezza che ostacolano una ripresa più forte”. La causa di questa “incertezza politica”, secondo Bruxelles, va ricercata nel referendum del prossimo 4 dicembre che porta con se dei “rischi al ribasso”. Con la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali, quindi, è ancora più evidente l’importanza assunta dal referendum costituzionale. E lo ha ammesso sabato scorso anche il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, secondo cui “il Sì al referendum porterebbe benefici anche sui mercati finanziari”.
Crescita, Ue: “Italia penultima nel 2017”
Ieri la Commissione ha fornito anche i dati della crescita europea che rimane “moderata” anche quest’anno. E da questa speciale classifica, non arrivano buone notizie per l’Italia. Il Belpaese, infatti, il prossimo anno dovrebbe essere il fanalino di coda nell’Eurozona, se escludiamo la Finlandia che crescerà solo dello 0,8%. In cima alla classifica si posizionano Lussemburgo (+3,8%), Malta (+3,7%) e Irlanda (+3,6%). Nell’Europa mediterranea, invece, il miglior risultato dovrebbe arrivare dalla Grecia (+2,7%), seguita da Spagna (+2,3%) e Portogallo (+1,2%). Sotto l’1% restano solo Italia (+0,9%) e Finlandia (+0,8%). Complessivamente vengono tagliate le stime di crescita dell’Eurozona che resta comunque all’1,5%.
Nel frattempo, continuano le trattative tra Roma e Bruxelles per i conti pubblici. E lo scontro tra Matteo Renzi e Jean-Claude Juncker di due giorni fa non è certo un buon segnale nella prospettiva di un confronto che ormai va avanti da circa due anni. Padoan ieri comunque ha smentito tutte le voci su un possibile “fastidio” della Commissione nei confronti dell’Italia .