Il “No” al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre ha raggiunto l’apice del consenso questa settimana, secondo il nuovo sondaggio Index Research per Piazza Pulita. Da quando l’istituto demoscopico rileva le intenzioni di voto degli italiani sulla consultazione referendaria l’ultima settimana si è registrata la forbice più ampia tra il fronte del “No” (in vantaggio con il 52,2%) e il fronte del “Sì” (47,8%). Lo scarto è di 4,5 punti percentuali, in crescita rispetto a quello delle scorse settimane. Questa distanza non è certo irrecuperabile per il fronte del “Sì” che negli ultimi venti giorni di campagna referendaria dovrà cercare di puntare su quel bacino di indecisi (saliti di un punto rispetto alla scorsa settimana) che si aggira ancora intorno al 20% dell’elettorato.
Il trend degli ultimi mesi, comunque, è ormai fin troppo chiaro. Il sorpasso del “No” alla riforma costituzionale approvata dal Parlamento in aprile è arrivato durante l’estate e non si è mai fermato. Da settembre ad oggi, infatti, solo nel mese di ottobre il fronte del “Sì” ha recuperato un po’ di terreno pur rimanendo in svantaggio di circa 3 punti percentuali. A novembre, invece, il trend positivo sembra essere ancora una volta passato nelle mani del “No” che adesso può godere di un vantaggio considerevole in vista delle ultime due settimane di campagna elettorale che si annunciano infuocate. Se il trend delle ultime settimane non lascia scampo a interpretazioni, è anche evidente come la fazione dei contrari non possa rallegrarsi troppo perché il vantaggio di cui gode è certamente considerevole ma anche recuperabile. Una cosa è certa: a guardare tutte le rilevazioni degli ultimi giorni, il risultato finale si giocherà tutto all’ultimo voto e il 5 dicembre avremo un paese spaccato a metà, qualunque cosa succeda.
Referendum, per 7 italiani su 10 cambierà poco o nulla
Un aspetto significativo rilevato da Index riguarda la portata del cambiamento successiva alla consultazione referendaria. Agli intervistati è stato chiesto: “Il referendum, che vinca il Sì o il No, cambierà qualcosa in Italia”? 7 intervistati su 10 pensano che l’esito della consultazione – qualunque esso sia – cambierà poco o nulla nel panorama politico ed economico italiano mentre solo il 13% appoggia la tesi del “cambiamento”. Questa risposta fotografa un altro aspetto di questa consultazione referendaria: gli italiani non sentono come prioritaria la battaglia sulla Costituzione che ormai va avanti da almeno sei mesi a discapito delle riforme economiche e sociali necessarie per il paese e che il Parlamento ha rinviato sine die in attesa dell’esito referendario. La distanza tra il “paese reale” e la classe dirigente è uno degli argomenti più forti del fronte del “No” e si lega strettamente a quel concetto di “personalizzazione” per cui, oggi, il referendum non riguarda più solo la Carta Costituzionale ma anche la sopravvivenza politica del governo. Dall’altra parte, questa risposta mette anche in evidenza il dissenso di molti elettori sulla tesi della “deriva autoritaria” in caso di vittoria del “Sì” perorata da molti esponenti contrari alla riforma.