In tempo di guerra ogni buca è trincea. Potrebbe essere questo il proverbio recitato da Silvio Berlusconi in questi giorni, che cerca di difendersi dal caos di un centrodestra sempre più frammentato riparando dove può. Il timore che il suo partito, Forza Italia, si sfaldi, o peggio finisca nelle mani di un Raffaele Fitto mister preferenze, è così grande che l’ex premier è disposto anche a rinsaldare vecchie alleanze, come quella con la Lega Nord. D’altronde l’effetto Renzi è travolgente e inarrestabile, e il Cavaliere ne ha avuto dimostrazione con l’uscita dei risultati delle scorse elezioni comunali e dei ballottaggi, al termine dei quali ne è scaturita un’Italia politicamente ridisegnata: il Partito Democratico ha vinto complessivamente in 141 comuni con più di 15 mila abitanti e in 19 capoluoghi di regione, mentre il centrodestra si è visto sfuggire 46 comuni, due guadagnati dal Movimento 5 Stelle – Livorno e Civitavecchia – . Perdere Livorno, storica roccaforte della sinistra, per il Pd è stato il vero colpo duro, ma in generale può rallegrarsi di questa sua corsa a prima forza politica del Paese.
L’alleanza con la Lega ha però portato le sue soddisfazioni anche al centrodestra, che è riuscito a piazzare a Padova il leghista Massimo Bitonci, successo dovuto anche all’estraneità del partito di Salvini nello scandalo del Mose. Anche Perugia, altra città storicamente rossa, è stata conquistata dal giovanissimo Andrea Romizi, candidato del centrodestra. “Dobbiamo ricompattare il partito”, questo è nel frattempo lo speranzoso monito di Berlusconi, che teme ulteriori divisioni e un suo spodestamento come leader di Forza Italia. Ma potremmo dire che l’ex premier vuole sia rinnovare che conservare, sia far terminare gli scossoni interni al suo partito che far emergere facce nuove. Preme ad un rinnovamento della classe dirigente di FI, ma continua ad essere in disaccordo con la linea di Fitto e sul discorso primarie. Per questa ragione il Cavaliere ha anche evitato occasioni di imboscate, disertando la riunione del 10 giugno dell’ufficio di presidenza del partito azzurro, nella quale l’ordine del giorno imponeva l’approvazione del bilancio 2013.
A dargli forza e appoggio, oltre ai membri del cerchio magico berlusconiano – Giovanni Toti, Maria Rosaria Rossi e Francesca Pascale – c’è anche Daniela Santanchè, che ha dichiarato: “Le elezioni amministrative sono state lo specchio del pensiero degli italiani. Non è un caso – ricorda – che i partiti che sono rimasti lontani dalla vicenda Mose siano stati i più avvantaggiati. E sono stati premiati nei territori in cui essi hanno messo da parte le diatribe interne”. C’è bisogno di novità e di un nuovo radicamento territoriale in questo confuso puzzle politico uscito fuori dalle comunali, e Berlusconi questo lo sai bene, dimostrandocelo anche e soprattutto con questa ritrovata sinergia con il partito della Pontida, ma prima non gli mancano certo sfide più urgenti da affrontare.