Spagna, Rajoy:”se non si approva il bilancio, nuove elezioni”
Si sapeva perfettamente che questa legislatura – che ha trovato il suo esecutivo solo dopo alcuni mesi – non sarebbe stata come le altre. La Spagna si è ritrovato fratturato e spaccato in più parti. “El bipartidismo ha muerto” è stato il mantra dell’ultimo anno. L’attuale legge elettorale non ha permesso di formare un governo stabile e capace di realizzare pienamente il suo programma. Il compromesso con le altre forze politiche (a partire da Ciudadanos) è necessario. Il primo grande ostacolo dell’esecutivo del “Rajoy II” è l’approvazione del bilancio.
Spagna, la prima sfida è sul bilancio. Servono 5,5 miliardi
L’Unione Europea ha già richiamato i popolari e la Spagna. Mariano Rajoy sa che deve agire e in fretta. Bisogna decidere dove tagliare o, in caso contrario, che tasse incrementare. Non ci sono ulteriori “prove generali di accordo.” Ciudadanos non cambierà le sue richieste sul bilancio, facenti parte dell’accordo originario di appoggio a Rajoy. La palla passa a PSOE e partiti nazionalisti. In particolar modo, il PNV( Partido Nacionalista Vasco) può essere l’ago della bilancia. La cattura dell’ultimo leader di ETA potrebbe “dare il la” alla collaborazione tra PP e PNV.
In caso di “impasse” delle negoziazioni sul bilancio, Rajoy è pronto a mostrare la carta delle elezioni. Assicura che se non si arriva a un accordo, è pronto a dimettersi e tornare alle urne. Il presidente, noto per la sua capacità di attendere e dilatare i tempi del “gioco politico”, comincia il suo secondo mandato con una brusca accelerata. Questa volta, però, la rapidità è d’obbligo. L’Unione attende i suoi 5,5 miliardi di tagli e Rajoy non si è mai opposto alla revisione. Il sistema sanitario nazionale (uno dei migliori al mondo, per servizi offerti e copertura) è al centro del dibattito sulla revisione. Anche l’assottigliamento del fondo speciale per le pensioni preoccupa tutti gli attori politici.
Per l’esecutivo del PP, il primo ‘step’ è anche il più difficile
La strada è in salita per i dirigenti popolari. Dopo le nomine ministeriali poco gradite agli altri partiti, è il momento di pensare al primo reale accordo del governo del compromesso. Superata la legge di bilancio e versato il tributo alla rigida Europa, Rajoy potrà tornare a gestire l’attività politica con i suoi tempi. Compassati ma decisi. Senza voltarsi indietro.
Ciudadanos sembra rimanere il miglior alleato dell’attuale governo di minoranza, mentre Podemos è il maggior oppositore. Incerta, invece, la posizione del PSOE. I socialisti dovranno convocare un nuovo congresso federale per eleggere il nuovo segretario generale. Le dimissioni forzate di Pedro Sánchez hanno aperto la lotta interna per il potere. Ma lo stesso Sánchez non ci sta a mollare. Ha affermato che la base socialista lo appoggia (ripensando anche alla “revolución de las rosas rojas”) e che rispetterà la volontà socialista.
Infine, Podemos continua ad essere lacerato da lotte intestine, amplificate dai Media. Lo scontro fratricida tra Iglesias ed Errejón si è cristallizzato nelle elezioni interne per il congresso di Madrid. Il candidato di Iglesias, Ramón Espinar, è stato bersagliato dai mezzi di comunicazione per una presunta compra-vendita immobiliare illecita. Espinar e Iglesias hanno affermato che la macchina del fango ha voluto intromettersi nelle votazioni interne al partito. Alla fine, Espinar ha avuto la meglio sulla alternativa errejonista. Per Podemos, è il momento di ricostruire l’unità del partito e fare fronte comune. L’obiettivo è diventare la prima forza d’opposizione in Spagna.