Google e Facebook annunciano guerra contro pagine di notizie bufala
Dopo l’inaspettata sconfitta di Hillary Clinton a vantaggio di Trump, l’ex-first lady ha cercato una risposta alla sua debacle. In primis, ha attaccato frontalmente l’FBI, assicurando che il Bureau ha interferito in maniera decisiva sul processo democratico. Dal momento in cui il direttore Comey ha riaperto l’indagine federale sulla candidata democratica, ad appena una decina di gironi dal voto, il vento è cambiato (e non solo nei sondaggi).
Ma non è finita qui. La Clinton (e il suo staff) afferma che la propagazione di “bufale” (le celebri notizie totalmente inventate) l’abbiano irrimediabilmente danneggiata. Alcuni accusano la macchina organizzativa di Trump. Altri denunciano il lassismo di Google e Facebook, che hanno finanziato indirettamente queste pagine web. È la prima volta che queste pagine peculiari, figlie dell’era digitale, vengono chiamate in causa. Il problema della falsa informazione – indipendentemente dai temi trattati – ha assunto connotati sempre maggiori. Adesso, i due colossi americani sembrano pronti a prendere provvedimenti contro le pagine di notizie bufala.
Lo scopo dei creatori e amministratori di queste pagine non è, solitamente, di carattere politico. La maggior parte di questi puntano alla massima condivisione degli articoli per un mero tornaconto economico. Google, per esempio, dispone di AdSense, servizio che permette di ricevere un compenso in base al numero di visite totali. La gran maggioranza delle pagine di bufale presenti su facebook fanno riferimento a una piattaforma esterna. Facebook, quindi, funziona come piattaforma per amplificare il bacino di utenza. Il successo delle pagine di notizie bufala sembra inarrestabile.
In Italia, sono sorte varie pagine con nomi molto simili a giornali di tiratura nazionale. Per esempio, Il corriere del corsaro (Corriere della Sera), Il fatto quotidaino (Fatto Quotidiano) o Il Giomale (Il Giornale). L’assonanza inganna il lettore poco attento, che può condividere – di getto – una bufala.
Google e Facebook affrontano la difficile lotta alle pagine di “notizie bufala”
Se per Google il compito sembra essere relativamente semplice (con la limitazione di AdSense) per facebook il discorso è decisamente più complesso. Da anni, il maggior social network del mondo è plagato da pagine di notizie bufala. Secondo le regole della piattaforma, però, questa non è una condizione di chiusura e blocco della pagina. Inoltre, rispetto alle piattaforme esterne, le pagine facebook si creano con maggior rapidità. Presentano una capacità di diffusione decisamente più capillare. Proprio per questo, il lavoro da fare sul social network è decisamente maggiore. Non è ancora chiaro la direzione che prenderà l’impresa di Mark Zuckerberg.
Avviso ai lettori: controllare le fonti, non soffermarsi al titolo
Come sempre, è buona norma che si verifichi la veridicità delle fonti da cui si attinge. Se per (noi) giornalisti è dovere e prassi, per un lettore è comunque necessario avere una buona dose di cautela. Bisogna prestare maggior attenzione a pagine di dubbia autenticità. Anche titoli da prima pagina (esempio: “Putin dichiara guerra alla Turchia”) vanno “presi con le pinze”. Certamente, ci sono articoli che possono provocare maggior disinformazione rispetto ad altri. Nel caso di una dichiarata guerra tra Russia e Turchia (come nell’esempio), non si tarderà molto nel rendersi conto che si tratta di una bufala. Se, invece, si fa riferimento a dichiarazioni totalmente fasulle, queste potrebbero passare come reali (se non venissero smentite perentoriamente). Ogni cittadino, in questo, può fare molto per limitare la diffusione di una realtà distorta. Una realtà violentata da individui che svendono l’informazione per 30 denari.