L’elezione di Trump e l’impatto sui mercati finanziari
L’elezione di Trump e l’impatto sui mercati finanziari
A una settimana di distanza dal voto, il ciclone Trump non sembra placarsi. In pochi avevano dato credito a questo personaggio ambiguo, disturbante, a volte fuori luogo, ma a quanto pare in grado di sbaragliare la concorrenza. Una concorrenza che, nonostante i sondaggi e le previsioni, non è stata in grado di portare a casa un’elezione che ai più era sembrata scontata. Ilary Clinton non ha saputo impressionare gli elettori, che hanno preferito dare un taglio netto e non affidarsi ad una figura politica considerata troppo “vecchio stampo”. E così Trump sia.
Il mondo ha accolto la notizia con un misto di stupore, paura, rabbia e incredulità. Sono state tante le manifestazioni contro il tycoon dentro e fuori gli Stati Uniti, così come tante sono state le dichiarazioni di personaggi illustri che hanno espresso il loro disappunto. Ma come hanno reagito i mercati finanziari, di solito molto sensibili a scossoni politici di questa portata?
La maggior parte degli analisti prima delle elezioni aveva previsto che l’eventuale vittoria di Trump avrebbe avuto gli effetti di un apocalisse sui mercati (come accaduto nel Regno Unito all’indomani del Referendum che ha sancito la Brexit), vista la pochissima fiducia degli investitori nei confronti delle capacità politiche del magnate. Nonostante questo, Wall Street ha chiuso la giornata del 9 novembre – la prima del dopo elezioni – in positivo guadagnando quasi l’1%, grazie al buon andamento dei titoli nel settore finanziario, assicurativo e delle grandi costruzioni, che potrebbero ottenere vantaggi dalla presidenza di Trump, se manterrà le promesse molto favorevoli fatte in campagna elettorale, soprattutto in tema di deregolamentazione dei mercati
D’altra parte però abbiamo anche assistito a un certo nervosismo sui mercati mondiali nel day after. In particolare sono state le borse europee a subire gli effetti delle elezioni USA. La Borsa di Milano è stata la peggiore, cedendo l’1,7%, Madrid e Francoforte l’1,4% mentre Parigi è calata dello 0,5%. Le borse asiatiche, le uniche aperte nella notte elettorale per via del fuso orario, hanno registrato perdite consistenti e così anche il dollaro nei confronti delle altre valute.
I giganti della Silicon Valley, come Apple, Facebook, Alphabet (la holding che controlla Google), hanno registrato qualche perdita in borsa legate alle maggiori incertezze derivanti da un governo Trump, per lo più per ragioni legate all’immigrazione. Sono infatti migliaia gli immigrati che lavorano in queste società e gli annunci fatti in campagna elettorale per regolare più rigidamente l’immigrazione, di certo non fanno dormire sogni tranquilli agli investitori. Inoltre sono noti i buoni rapporti fra le grandi aziende high-tech e i Democratici, più aperti al progresso.
Con il passare dei giorni invece, i titoli finanziari statunitensi hanno raggiunto il 4%, facendo registrare il miglior risultato dal 2011. Il settore confida in politiche più favorevoli da parte di Trump rispetto a quelle ottenute da Barack Obama in questi anni, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di tornare a fare investimenti più creativi – o spregiudicati – senza uno stretto controllo da parte del governo.
Per quanto riguarda le valute, una prima reazione del dollaro è stata di perdere posizioni nei confronti di tutte le altre valute. Anche in questo caso l’impatto iniziale è in parte rientrato e sarà necessario valutare accuratamente gli effetti delle politiche di Trump. Secondo gli analisti, la sua agenda potrebbe puntare verso una sorta di de-globalizzazione, che avrebbe un effetto negativo per la produttività statunitense e, di conseguenza, anche per la sua crescita a medio-lungo termine. Se così fosse il dollaro ne uscirebbe non solo ridimensionato, ma anche indebolitio, ma ovviamente si tratta di una previsione, peraltro non condivisa da tutti gli analisti.
Chi sembra davvero beneficiare dell’esito delle elezioni, è l’oro, che ha vissuto l’intera campagna elettorale a stretto contatto con i risultati di Trump. Ogni volta che i sondaggi indicavano un recupero del candidato repubblicano, il metallo si riprendeva sui mercati. Ebbene ora sembra aver preso il volo (+3% oltre 1.300 dollari l’oncia).
Insomma, i mercati si stanno comportando esattamente come tutti noi: uno choc iniziale prima, una reazione immediata, un attimo di assestamento e ora una fase di attesa. La curiosità intorno al neo presidente degli Stati Uniti è davvero alta e sia gli investitori che i cittadini non possono fare altro che stare a vedere come Trump si comporterà. Per questo motivo la volatilità sui mercati sarà molto alta e anche i migliori analisti fanno fatica a prevedere che cosa accadrà. Non ci resta che metterci alla finestra e stare a guardare i mercati sì, ma anche che cosa succederà là fuori nel mondo. Un mondo che, volenti o nolenti, sarà senza ombra di dubbio diverso da quello che abbiamo visto negli ultimi 8 anni.
Marco Saccà