Denunce, attacchi hacker e propaganda: una campagna per il referendum dai toni sempre più accesi
Denunce, attacchi hacker e propaganda: una campagna per il referendum dai toni sempre più accesi
Mancano ancora 17 giorni al referendum. Ma le novità del dibattito pubblico sono crescenti, i sondaggi impazzano e i toni sono sempre più accesi. Una nuova espressione ha fatto capolino nell’arena di scontro tra sostenitori del sì e sostenitori del no, o meglio, tra Partito Democratico e Movimento 5 stelle: cyber – fango. Ma procediamo con ordine. Martedì scorso, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Luca Lotti, presenta una querela per diffamazione alla Procura di Firenze rivolta a Beatrice Di Maio, una blogger seguita da circa 15mila following, i cui tweet hanno come protagonisti due soggetti principali: il M5S, di cui è una fiera sostenitrice, e l’ “establishment”, verso il quale si rivolge con toni duri e spesso diffamatori. Alla denuncia del sottosegretario, scattata dopo un “mafioso” a lui rivolto dalla Di Maio in uno dei suoi tweet, sono seguite due interrogazioni, una presentata al Senato e una alla Camera, da esponenti del Pd.“Esiste una struttura che lavora nel web con il compito di diffamare con notizie false il Pd e le istituzioni della Repubblica? Se vero, da chi è controllata e in che modo è organizzata?”. Queste le domande rivolte al governo nell’interrogazione alla Camera che ha come primo firmatario il capogruppo in commissione Affari costituzionali, Emanuele Fiano.
I due atti di sindacato ispettivo hanno trovato terreno fertile anche in un’inchiesta giornalistica de La Stampa uscita qualche giorno fa riguardante il “ruolo opaco che sarebbe svolto da un account legato al M5S gestito da una cosiddetta “star della galassia social a 5 Stelle” che risponde al nome di Beatrice Di Maio”.
“Di questa preoccupante ipotesi di una macchina del fango costruita ad arte a favore del M5S, ne sanno qualcosa il vice presidente della Camera Luigi Di Maio, ne sanno qualcosa Grillo, Davide Casaleggio, Di Battista? Oppure ancora una volta saranno bravi a urlare nei loro comizi ma a tacere quando si tratta di ipotesi così gravi che li riguardano?” si legge in una nota del deputato democratico Fiano.
Campagna per il referendum avvelenata, la risposta del Movimento 5 Stelle
“Il Movimento 5 Stelle ha i suoi account ufficiali su tutti i social e i suoi portavoce hanno account verificati, non anonimi. Per i nuovi complottisti se un cittadino scrive su Twitter qualcosa a favore del M5S è un complotto, ci deve essere qualcosa sotto, è un fake, è un bot, è pilotato. Sveglia! E’ una persona che scrive su Twitter. E se scrive qualcosa di diffamatorio ne risponderà davanti alla legge”, risponde Beppe Grillo sul suo blog.
Replicano anche i capigruppo cinque stelle di Camera e Senato, Giulia Grillo e Luigi Gaetti: “Troviamo ridicolo che il sottosegretario Lotti e il principale partito di maggioranza dedichino tempo a vere e proprie stupidaggini, che nulla hanno a che vedere con il Movimento 5 Stelle. Il governo piuttosto che dedicarsi al cyber-onanismo pensi ai veri problemi del Paese: la disoccupazione, i problemi della sanità, il dissesto ambientale, la corruzione e la povertà”.
La polemica intorno alla potenziale campagna di “cyber-fango” attuata dal M5S ai danni del Partito Democratico e del Governo è diventata ancora più acuta ieri, in seguito all’ennesimo attacco hacker al sito del comitato “basta un sì”. Nella giornata di ieri sarebbe dunque stato impossibile collegarsi al sito bastaunsi.it e, per alcuni minuti “chi provava a raggiungere quella pagina è stato reindirizzato automaticamente a un sito di propaganda per il No”, affermano i responsabili del sito. Continuano: “Stiamo lavorando con l’aiuto di esperti per accertare la responsabilità di questi molteplici attacchi, che saranno denunciati alle autorità di pubblica sicurezza. Siamo certi che chi opera in questo modo illegale non può avere a che fare con una campagna referendaria condotta nel rispetto delle regole democratiche. Far tacere una voce, infatti, non aiuta le ragioni di nessuno. Comunque, non sarà questo a fermarci: il nostro lavoro per modernizzare e rendere più stabile ed efficiente il Paese andrà avanti”.
di Camilla Ferrandi