Francia Presidenziali 2017: Emmanuel Macron “Terza Via” o bluff?
Lo ha annunciato in un hangar di Bobigny, capoluogo del dipartimento “sensible” di Seine-Saint Denis, il che di per sé la dice lunga circa le sue velleità politiche. In ogni caso, Emmanuel Macron è (finalmente) candidato alle Elezioni presidenziali francesi del 2017. L’ex ministro dell’Economia, nonché ex banchiere d’affari presso Rothschild ed ex consigliere del Presidente François Hollande, è ufficialmente una mina vagante in vista dell’appuntamento elettorale di fine aprile. Dopo Marine Le Pen, che contemporaneamente presentava il suo nuovo quartier generale a due passi dall’Eliseo, la Francia ha scoperto un nuovo candidato “Ni de droite ni de gauche” e soprattutto “Anti-sistema”.
Francia Presidenziali 2017: Macron candidato, malgrado Hollande
Emmanuel Macron resta a capo del dicastero di Bercy per circa due anni, nominato in seguito al rimpasto nel governo presieduto da Manuel Valls (agosto 2014). Nell’aprile di quest’anno, a un anno esatto dalle Presidenziali, si smarca definitivamente dai socialisti (in caduta libera) per fondare il movimento “En Marche!”, dimettendosi dalla carica di ministro. Un percorso, quello al fianco di Hollande, che Macron non rinnega: “Sono stato consigliere del Presidente per due anni, ne sono fiero. Ho servito il Paese”, dirà il 38enne di Amiens al principale TG nazionale, specificando però che “Non farò marcia indietro nel caso in cui Hollande torni in corsa per l’Eliseo. La mia decisione è irrevocabile (…) Non parlo né alla sinistra né alla destra, parlo ai francesi. La mia non è una candidatura socialista (…) Non mi presento a delle Primarie di cui non condivido né lo spirito né i meccanismi”.
Francia Presidenziali 2017: Macron e le Primarie (di Destra)
Già, le Primarie. Quelle socialiste in programma a gennaio sono tuttora un’incognita, mentre domenica si gioca il primo turno della scelta del candidato della Destra (Les Républicains) e del Centro. Il rush finale sembra prospettare una corsa a tre tra l’ex Presidente Nicolas Sarkozy, cavallo vincente degli iscritti del partito post-gollista, lo chiraquiano Alain Juppé (beniamino dei centristi) e il “thatcheriano” François Fillon, clamorosamente risalito nei sondaggi. La discesa in campo di Macron rischia, in particolare, di scombinare i piani dell’anziano ed (ex) strafavorito Juppé, il cui vantaggio sui rivali diretti si è già di per sé assottigliato: fine delle 35 ore lavorative, maggiore autonomia per scuole e università e innalzamento dell’età pensionabile figurano sia nel programma di Macron che in quello di Juppé, che dal canto suo ha sempre sottolineato l’inaffidabilità di un personaggio capace di “tradire” il suo mentore politico (Hollande). Considerazioni dettate probabilmente dal timore che il più giovane candidato “rosicchi” l’elettorato moderato dell’ex premier; un sentimento diffuso anche a sinistra, a giudicare dalle reazioni di due rivali in pectore: Valls, indicato come “supplente” del presidente uscente, ha chiosato con un “Ci vuole esperienza [per diventare Capo di Stato]”; il predecessore di Macron all’Economia, il “colbertiano” Arnaud Montebourg, lo ha bollato come un “Mister X”.
Francia Presidenziali 2017: Macron, nuovo Bayrou 10 anni dopo?
La candidatura di Macron all’Eliseo semina panico tra i partiti e solletica l’elettorato “non allineato”. Un’inchiesta condotta dall’istituto Viavoice per il quotidiano Libération, lo scorso ottobre, metteva in luce che il giovane Macron rappresenta la seconda figura considerata più credibile per occupare la poltrona dell’Eliseo (36%), sempre alle spalle di Juppé (46). Peraltro, come emerso nel corso dell’ultimo convegno del think tank parigino Fondapol (dedicato alle Primarie della Destra), l’effetto Macron potrebbe ricreare scenari simili al voto del 2007, quando il centrista François Bayrou – ostracizzato dal clan Sarkozy per il suo appoggio a Hollande nel 2012 – ottenne il suo massimo storico al primo turno delle Presidenziali: 18,57%, superato solo dalla socialista Ségolène Royal e dal futuro Capo di Stato Sarkozy.
A distanza di 10 anni, però, è lo stesso Macron a ritenere che “Nessun candidato di sinistra è in grado di accedere al ballottaggio”. Raschiando il barile degli sventurati socialisti, intercettando voti liberal-europeisti nell’altro campo (un’inchiesta Fondapol sull’elettorato delle Primarie della Destra evidenzia come queste interessino, in larga parte, il fronte del Sì al referendum UE del 2005), sarà Emmanuel Macron la nuova “Terza Via” non populista?