14 senatori del Pd si sono autosospesi a causa di quella che hanno definito “epurazione incostituzionale” di Corradino Mineo dalla Commissione Affari Costituzionali. E monta la polemica tra Renzi e quell’anima di partito che ha spinto il ristretto gruppo a dare un altolà al Governo.
I tredici senatori sono Casson, Chiti, Corsini, Gadda, Dirindin, Gatti, Giacobbe, Lo Giudice, Micheloni, Mineo, Mucchetti, Ricchiuti, Tocci, Turano. Praticamente coloro che orbitavano intorno a Pippo Civati durante il periodo delle primarie per la scelta del segretario nazionale del Pd. Una compagine, quella civatiana, che non è mai riuscita ad imporre le proprie issues all’interno del gruppo parlamentare – sia di Camera che del Senato – né all’interno degli organi partitocratici (segreteria, direzione ed assemblea nazionale).
Adesso però, corrispondentemente alla sostituzione di Mineo col più navigato Zanda, si apre un possibile scenario di minoranza governativa: infatti al Senato della Repubblica i numeri della maggioranza sono risicati e questo fa si che, qualora il gruppo intorno a Mineo e Civati si scindesse dal Pd, allora il Governo Renzi non potrebbe contare più su una maggioranza in quel ramo parlamentare.
Renzi, tuttavia, forte di quel 40,8% potrebbe approfittare della situazione e correre ad elezioni anticipate, tentando così di monetizzare quel risultato positivo e quindi costituire un Parlamento a sua immagine e somiglianza, non dovendo più dividere il potere con partiti estranei alla storia di centro sinistra come Scelta Civica e, soprattutto, Nuovo Centrodestra. Questi, al contrario, cercheranno il più possibile di rimarginare la ferita, in quanto non autosufficienti a superare lo sbarramento del 4% (Scelta Civica ormai lontana anni luce con un misero 0,8% ottenuto tre settimane fa, mentre Alfano e i suoi si troverebbero proprio in un rischiosissimo intorno).
In tutto questo va ricordato come Civati, più volte nel passato, abbia minacciato la creazione di un gruppo autonomo con parlamentari dem di sinistra, espulsi del Movimento 5 Stelle, ed altre anime di Camera e Senato scontente del momento storico e quindi del sistema politico. Prima però vi sarà la giornata di sabato: l’Assemblea Nazionale del Pd si riunirà ed i suoi 1000 delegati decideranno sulla questione Mineo. Ed a corollario di questo, Pippo Civati parla dalle colonne de La Stampa: “il problema su Mineo e Chiti non ci sarebbe se il patto con Berlusconi fosse inossidabile. Se, invece, l’intesa non c’è, ecco che Renzi deve sostituire Mineo per avere un seggio di vantaggio in commissione. Magari è un modo per far sapere a Berlusconi che, se non c’è l’intesa, va avanti da solo”,
Daniele Errera