La rimonta del “No” al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre è stata impressionante. Secondo il nuovo sondaggio Demos pubblicato stamani da Repubblica il fronte dei contrari alla riforma costituzionale avrebbe recuperato in soli due mesi ben 15 punti percentuali sulla fazione opposta. Se infatti a settembre il “Sì” era dato in vantaggio di ben 8 punti (39-31%), dopo un mese la situazione si è completamente ribaltata a favore del “No” (39-35%) mentre oggi, a due settimane dalla consultazione referendaria, i contrari hanno preso il largo con un vantaggio del 7% (41-34%).
Lo scarto è cospicuo ma non per questo irrecuperabile soprattutto se pensiamo che esattamente un elettore su quattro si definisce indeciso. La serie storica è stata rilevata in diversi sondaggi dall’Istituto demoscopico diretto da Ilvo Diamanti e pubblicata oggi sul quotidiano diretto da Mario Calabresi.
La composizione geografica del voto vede un vantaggio diffuso del “No” lungo tutta la penisola. Al Nord i contrari superano i favorevoli di 3 punti percentuali (38-35%), al Centro di 8 (43-35%) mentre al Sud e nelle Isole di ben 11 (43-32%). Inoltre, Demos rileva come il “No” sia nettamente in vantaggio tra i più giovani (età compresa tra i 18 e i 54 anni) mentre la partita sia più equilibrata tra gli over 55 e a favore del “Sì” tra gli ultra sessantenni. Se l’età anagrafica farebbe pensare al “No” come a un voto anti-establishment, in realtà il livello d’istruzione ribalta completamente questa chiave di lettura. Coloro che hanno un livello d’istruzione alto sono nettamente contrari alla riforma costituzionale (47-33%) mentre tra i meno istruiti il vantaggio del “No” si riduce al punto percentuale (36-35%). Per quanto riguarda la composizione degli elettori, i più “fedeli” sono quelli di Partito Democratico, Lega Nord e Movimento 5 Stelle, seppur su posizioni opposte.
Referendum, il voto è su Renzi
Anche il sondaggio Demos, inoltre, mette in evidenza un aspetto rilevato da tutti gli altri Istituti demoscopici: più che sulla riforma costituzionale approvata a inizio anno in seconda lettura, il voto si concentrerà sul governo Renzi. Solo un quarto degli elettori infatti sceglierà in base al merito della riforma costituzionale mentre quasi due terzi lo farà pro o contro il governo. Questa rilevazione è il frutto di un “errore” (come lo ha definito lo stesso Renzi) di personalizzazione del referendum. E, nonostante i tentativi di marcia indietro, ormai tutti gli elettori sanno che in caso di vittoria del “No” si aprirà una crisi di governo. Il referendum, quindi, ha assunto un valore tutto politico e sempre meno legato ai contenuti di una riforma, a suo modo storica, della nostra Carta Costituzionale.
Il sondaggio dell’Istituto diretto da Ilvo Diamanti si è concentrato anche sulle intenzioni di voto degli elettori concernente le elezioni politiche. Il Pd rimane primo partito ma cala di quasi un punto e mezzo rispetto all’ultima rilevazione di ottobre, mentre il Movimento 5 Stelle scende dello 0,3% rimanendo ad una spanna dal partito di Renzi. Nel centrodestra, si assiste al balzo della Lega (+4%) e alla risalita, seppur modesta, di Forza Italia.
NOTA INFORMATIVA
Il sondaggio è stato realizzato da Demos & Pi per La Repubblica. La rilevazione è stata condotta nei giorni 14-16 novembre 2016 da Demetra con metodo mixed mode (Cati – Cami – Cawi). Il campione nazionale intervistato (N=1.231, rifiuti/sostituzioni: 9.559) è rappresentativo per i caratteri socio-demografici e la distribuzione territoriale della popolazione italiana di età superiore ai 18 anni (margine di errore 3.1%).