Elezioni USA, perchè non è vero che contando il voto popolare vincerebbe Hillary
Elezioni USA, perchè non è vero che contando il voto popolare vincerebbe Hillary
Sappiamo bene che negli USA l’elezione del Presidente non è diretta. Abbiamo imparato a contare i voti elettorali, ovvero il numero di delegati di uno stato che il vincitore porta a casa indipendentemente dal margine sull’avversario (un voto in più vale come un milione), e che solo contando la somma di questi voti elettorali, presi per ogni stato vinto, è possibile determinare il vincitore. I voti popolari presi in totale non contano.
Normalmente del resto il vincitore nel voto popolare coincide con quello nei voti dei delegati per Stato ma non sempre è così. 3 volte nell’800 non è accaduto, e recentemente nel 2000, quando Bush vinse pur avendo avuto meno voti di Al Gore.
Piuttosto clamorosamente è quanto si è ripetuto con le ultime elezioni dell’8 novembre, quando Donald Trump ha a sorpresa sconfitto Hillary Clinton con 306 voti elettorali a 232, ma con 1 milione e 700 mila voti in meno.
Hillary Clinton ha vinto il voto popolare con il 48% contro il 46,7% di Trump.
Questo sta provocando proteste, sit-in, appelli per cambiare la legge elettorale in tutti gli USA.
Ma veramente se si fosse votato con un altro sistema allora avrebbe vinto Hillary Clinton? Non proprio
Elezioni USA, se valesse il voto popolare Trump avrebbe fatto campagna in California e New York?
Il punto è che come accade dove c’è l’uninominale, gli elettori del partito largamente perdente in quel collegio spesso non vanno neanche a votare. Il che come in un circolo vizioso provoca maggioranze ancora maggiori per il vincente. Accade in Inghilterra dove in molti collegi i laburisti e i conservatori hanno più del 60% e dove guarda caso l’affluenza è bassa. In parte è accaduto in Italia alle regionali dove in alcune occasioni Veneto e in Toscana ha votato meno gente, essendo scontato il risultato, e con una vittoria maggiore del favorito.
Così negli USA i calcoli che ora stiamo facendo sul voto popolare sono basati su un comportamento di voto che risente del particolare sistema elettorale che esiste, che di fatto dissuade gli elettori degli Stati che sono “solid” per l’uno o per l’altro dall’andare alle urne se sono sostenitori del sicuro perdente, così i repubblicani in California e nello Stato di New York è possibile tendano a stare a casa più di altri, e così i democratici in Louisiana o nel Kansas.
La dimostrazione di questo è nei dati dell’affluenza, che non è stata affatto bassa per le medie USA, ha votato il 58,4% degli americani, come nel 2012. E però è stata più alta proprio negli Stati incerti, come vediamo di seguito.
Negli Stati più sicuri, da un lato o dall’altro, sono andati a votare anche il 20% in meno di elettori, solo il 54,6% in California, e il 52,4% nello Stato di New York, roccaforti democratiche. Il 51,1% in Texas, roccaforte repubblicana.
STATO | AFFLUENZA | Margine Dem ’12 | Margine Dem ’16 |
Minnesota | 74.2% | 7.7% | 1.5% |
New Hampshire | 72.6% | 5.6% | 0.4% |
Colorado | 71.3% | 5.4% | 5.0% |
Maine | 69.9% | 15.3% | 2.7% |
Iowa | 68.6% | 5.8% | -9.4% |
Wisconsin | 68.3% | 6.9% | -0.9% |
Oregon | 66.9% | 12.1% | 11.0% |
Virginia | 65.8% | 3.9% | 5.3% |
Florida | 65.6% | 0.9% | -1.2% |
Michigan | 65.6% | 9.5% | -0.2% |
Massachusetts | 65.3% | 23.1% | 27.3% |
North Carolina | 64.9% | -2.0% | -3.7% |
Vermont | 64.6% | 35.6% | 26.4% |
Ohio | 64.5% | 3.0% | -8.5% |
Washington | 64.4% | 14.9% | 16.3% |
Delaware | 64.0% | 18.6% | 11.4% |
Connecticut | 62.6% | 17.3% | 13.6% |
Montana | 62.2% | -13.7% | -20.5% |
Missouri | 61.9% | -9.4% | -19.0% |
Nebraska | 61.7% | -21.8% | -26.1% |
Maryland | 61.4% | 26.1% | 25.2% |
Pennsylvania | 61.4% | 5.4% | -1.1% |
Alaska | 60.6% | -14.0% | -15.2% |
District of Columbia | 60.5% | 83.6% | 86.8% |
Louisiana | 60.2% | -17.2% | -19.6% |
Illinois | 60.1% | 16.9% | 16.9% |
North Dakota | 60.1% | -19.6% | -35.7% |
Georgia | 60.0% | -7.8% | -5.2% |
Wyoming | 60.0% | -40.8% | -46.3% |
Idaho | 59.7% | -31.9% | -31.8% |
Kentucky | 59.5% | -22.7% | -29.8% |
New Jersey | 59.2% | 17.8% | 13.7% |
Rhode Island | 58.8% | 27.5% | 15.5% |
Alabama | 58.7% | -22.2% | -27.8% |
South Dakota | 58.7% | -18.0% | -29.8% |
United States | 58.4% | 3.9% | 1.3% |
South Carolina | 57.3% | -10.5% | -14.3% |
Nevada | 57.1% | 6.7% | 2.4% |
Arizona | 56.3% | -9.1% | -3.6% |
Indiana | 56.2% | -10.2% | -19.0% |
Kansas | 55.7% | -21.7% | -21.0% |
New Mexico | 54.8% | 10.1% | 8.2% |
California | 54.6% | 23.1% | 29.0% |
Mississippi | 53.5% | -11.5% | -18.6% |
Arkansas | 52.5% | -23.7% | -26.9% |
New York | 52.4% | 28.2% | 21.2% |
Oklahoma | 52.2% | -33.5% | -36.4% |
Texas | 51.1% | -15.8% | -9.1% |
Tennessee | 51.0% | -20.4% | -26.2% |
West Virginia | 51.0% | -26.8% | -42.2% |
Utah | 46.4% | -48.0% | -17.7% |
Hawaii | 42.5% | 42.7% | 32.2% |
Non si può non pensare che buona parte degli astenuti in più rispetto alla media nazionale in questi Stati siano stati a casa perchè elettori del candidato perdente.
E allora se ci fosse un sistema che considera solo il voto nazionale, e in cui ogni voto conterebbe, anche nello Stato più democratico o più repubblicano, ecco che questi elettori probabilmente si recherebbero alle urne, riequilibrando la situazione. Non possiamo esserne certi, ma è certamente possibile.
Trump ha detto che se ci fosse un’elezione basata sul sul voto popolare lui avrebbe fatto campagna elettorale anche in California e a New York, dove in realtà non ha investito nulla, dandoli per persi.
Come si vede dalla mappa, ci sono Stati in cui solo Hillary Clinton ha investito denaro, per esempio in Texas, che sperava di strappare ai repubblicani a sorpresa, in California, inspiegabilmente, in Arizona, uno dei target. Al contrario, Trump è stato l’unico a puntare su due Stati, Wisconsin e Michigan, che tutti davano per democratici, tanto che Clinton non vi ha puntato nulla, e che invece sono stati la rivelazione delle elezioni, dandogli la vittoria.
Elezioni USA, milioni di persone più al voto con il voto popolare come unico criterio?
Ma al di là della diversa strategia in campagna elettorale, pur importante, il solo cambiamento di legge elettorale porterebbe forse milioni di persone in iù al voto.
E queste forse sarebbero per la maggior parte repubblicane. Perchè tra gli Stati con minore affluenza, con risultato più scontato, e più popolosi, vi sono proprio dei colossi come California e New York. Se per esempio votasse anche solo il numero di californiani e newyorkesi sufficienti a raggiungere un’affluenza come quella media nazionale, il 58,4%, ci sarebbero stati 960 mila elettori in più in California, presumibilmente repubblicani in grande maggioranza, o 821 mila in più nello Stato di New York, anch’essi forse repubblicani.
Certo, ci sarebbero stati anche 1 milione e 278 mila texani in più alle urne, probabilmente democratici, ma attenzione, come abbiamo visto, Hillary ha investito in pubblicità in Texas, mentre Trump non l’ha fatto in California e New York, quindi in questo caso una parte di questo 1,2 milioni potrebbe anche essere democratico,o forse l’astensione è fisiologica e non motivata dal fenomeno del democratico sena speranza di vittoria.
Il fenomeno dei repubblicani astenuti per la presenza di un vincitore scontato potrebbe avere colpito, magari in tono minore, anche in Stati con affluenza superiore alla media, in cui il divario è superiore al 10% tra gli schieramenti, così da immaginare che questi si sarebbero recati alle urne con un sistema diverso. E’ il caso dei popolosi New Jersey, Massachussets, Connecticut, Illinois.
Infatti Clinton, dove ha vinto, lo ha fatto in grande stile, prevalendo spesso per il 20%. Vantaggi tanto grandi quanto inutili, mentre i margini di Trump sono stati minori, o sono stati grandi solo in Stati poco popolosi. Insomma, è stato più efficiente.
Con il voto popolare potrebbero essere molti i repubblicani che uscirebbero allo scoperto in Stati popolosi, dando la vittoria a Trump anche con questo sistema.
Elezioni USA, con il voto popolare gli Stati piccoli conterebbero meno
Un altro elemento da considerare è che oggi il sistema dei voti elettorali premia e sovra-rappresenta gli Stati piccoli, ovvero vi sono più voti elettorali per abitante, di quanti ve ne sono per la California o New York. Per questo oggi secondo molti a parità di voto un repubblicano è leggermente favorito, visto che gli Stati piccoli votano più conservatore.
Come si vede di seguito per avere un voto elettorale in Florida e California ci vogliono 700 mila abitanti, e solo 200 mila in Wyoming, o in Washington DC, poco più nel Delaware, nel North Dakota.
E questi sono i voti elettorali in meno o in più rispetto a quelli che vi dovrebbero essere con il stringente rispetto della popolazione esistente:
La California è la più penalizzata, poi Texas, Florida, New York, Pennsylvania, Virginia ecc.
In realtà pare esserci assolutamente equilibrio tra Stati repubblicani e democratici sfavoriti. No ci sono solo gli Stati che hanno votato Clinton tra quelli con meno voti elettorali del dovuto, ma anche Texas, Michigan, Florida, Ohio, Pennsylvania. Anche questa teoria, molto supportata da alcuni militanti democratici, in effetti sembra fare acqua
Con il voto popolare questi discorsi e queste considerazioni cadrebbero, ogni voto varrebbe uguale, e le considerazioni fatte in precedenza su affluenza e diversa campagna elettorale avrebbero molto più peso